Pagina bianca di troppe notti nero cristallo, notti maledette del Mondo Prima, affollate da infinite domande; come scriveva e cantava il Poeta Maledetto, sarebbe stato vitale non porsi mai.
Domande non inevase, di cui a monte e a valle, erano note la fine e soprattutto le risposte.
Pagina Bianca dell’Uomo che si illudeva di possedere e dominare una vita, indipendente dalla sua ombra (The Phantom, l’Ombra che cammina in mezzo agli uomini, senza prodigi della tecnica).
Ombra che forse, senza nemmeno troppe masturbazioni malversazioni mala elucubrazioni pseudo mentali, è l’unica sua vera, forte, concreta Identità.
Io non sono. Non vivo quindi non esisto. Penso? Penso di pensare, le conclusioni al termine della giornata e dell’ennesimo webinar ad minchiam, traetele Voi, se ancora avete voglia voglie testa e cuore.
Io non sono qui, non posso esserci. Un Sole obliquo dardeggia incontrastato su agglomerati grigi, spenti, assenti come l’Umanità che dovrebbe per sua natura brulicare, deambulare, brucare.
Le frecce incendiare trafiggono, peggio di specchi ustori archimedici, molto ustori poco taumaturgici, anche se talvolta un falò delle vanità e dei vanesi può essere catartico, trafiggono e ardono pupille serrate e pensieri senza via di scampo. Quali riflessioni possono sorgere da una mente deragliata. spiaggiata, rottamata da tempo immemore?
Nemmeno sulle pagine incartapecorite di vetusti quaderni delle Elementari, erano mai stati vergati pensierini così esausti, ombra stinta e scollata della Luce, repliche imperfette, corrotte da letali conformiste abitudini, plagi ciclici millenari, amari sudari volgari di parole vere forti creattive vitali.
In fondo, un novello, come patate novelle, San Sebastiano trafitto e rosolato dai dardi di Elio, potrebbe assurgere a simbolo non di martirio, ma compassione suprema.
Il quesito principale resta, galleggia nell’aria, sospeso come guru in grado di levitare, con veri trucchi o con tante verità artificiali, in saldo. Come sono giunto in questa piazza se da eoni sono rinchiuso nel mio Alcatraz – senza nemmeno samaritano Alka Seltzer – personale?
Piazza Sghemba, circondata da edifici sghembi, piazza nata da mente contorta, da menti di architetti invasori dell’urbe, affetti da tracotanza, baldanza incontrollata, delirio di onnipotenza, illusi convinti da droghe sintetiche auto prodotte di poter impunemente sfidare e vincere la competizione finale con gli Dei della Natura. Auguri e buon pro Vi faccia.
Onnipotenza – impotenza: il passo è breve, come quello che ci divide dall’orlo dell’abisso e dalla trama convulsa del noir chiamato esistenza umana. Più o meno. Meglio non compiere quel passo in avanti… è un attimo, tutto in un attimo. Piccolo passo, piccolo uomo, grande balzo, ma per chi e soprattutto, verso dove?
Confinato in casa, recluso domestico. Qualcuno sosteneva che i confinati dai fascisti fossero solo turisti in vacanza… Casa mia (?), casa mia, per prigione che tu sia… Fosse anche il domicilio di altro da me, cambierebbe qualcosa? Questioni minime, oziose. Come Juan Salvo, tutto è stravolto, travolto anche senza neve aliena, anche senza Grande Onda di Hokusai.
Focolare domestico, vade retro: voglio un’isola, uno scoglio appena. Non pretendo Mompracem, un piccolo, anonimo brandello litico e sabbioso, circondato da psicosi, marosi, terrori seminati a piene mani da astuti fattucchieri, morte, ché quella tanto non fugge mai dagli scaffali di supermercati e centri commerciali mastodontici.
Patetici peripatetici Robinson senza Venerdì, ormai spuri di tutti i venerdì, si riflettono senza immagine su pareti di specchi neri che rimandano al mittente solo tenebre, le nostre amate tenebre personali.
Un uomo è davvero tale (Talete talento talismano) senza possibilità di dialogo e confronto con un altro uomo? Può mai imparare apprendere rapprendere arti e sofia senza incontro/scontro energico con suoi simili, diversi da lui?
Molecole malate all’esterno, nel cielo sopra la casa, foriere e spargitrici di virus (quali? quanti?), contagiano Popoli da tempo condannati a loro insaputa.
Isolato ermeticamente (chi meglio di me?), mi nutro avidaMente di fobie, da solo creo e richiamo in servizio i mostriciattoli dell’altro H.P. – Lovecraft – li allevo con amorevole cura paranoica, anche fuori e lontano dall’Emilia.
Un’immensa ruota panoramica come quella del Prater viennese (ma va là, sul tagadà) un’immensa roulette (roulotte per Nomadi eterni, sarebbe meglio) russa senza sovietico piano quinquennale, una gigantesca partita a dadi con il Dottor Destino, decreterà in diretta mondiale via streaming, i fortunati vincitori di Salvezza&Libertà…
fino al prossimo concorso reality!