Camminare, deambulare, pedalare; forse. Con la testa sì, ma tra le nuove nuvole.
Non esiste – non ancora – un casco per viaggiare con il capo disperso nelle nuvole ed è un bene, una benedizione, una fortuna incalcolabile: come la catastrofe, ma positiva. Nessuna regolazione, nessuna imposizione, nessuna insopportabile regola: la mente si perde a dismisura nei cirri. Sogna, vaga sull’onda, senza alcuna preoccupazione, senza rimpianti.
A cloud, a dream, a wave: hanno un legame forte, non visibile immediatamente, eppure presente, vivo, vivace, supremo.
Non è un tema nuovo, ma, pensandoci bene, nemmeno noi, nemmeno le adorabili nuvole, nemmeno il mondo. Il nostro, ovvio.
Come scriveva qualche anno fa il sommo poeta, Percy Bhisse Shelley: oh, Vento, se arriva l’inverno, può essere la primavera tanto lontana?
Talvolta l’ansia cresce così a dismisura che, anche respirando a pieni polmoni – due, o più – , si avverte l’impressione di soffocare; per fortuna, caso o necessità, ci si aggrappa come naufraghi al senso del sublime: come fosse una zattera o un salvifico tronco. Uno spuntone, di roccia.
Incontrare senza scopo Mountain Lake, capo di una tribù nativa del New Mexico, “gente senza alcuna importanza” (Carl Gustav Jung), che nelle relazioni interpersonali offrono tutto ciò che per loro è essenziale, non ciò che di grandioso e importante hanno realizzato: un individuo colmo di quanto gli capita, di quanto lo colpisce. Del resto – come diceva lo Zarathustra di Nietzsche – “profondo è il mondo, e più profondo che nei pensieri dell’uomo“.
Salire in sella, pedalare: con cautela, con estrema difficoltà, con lentezza. Come fosse la prima volta, come fosse l’ultima, molto pensata, molto accurata. Come se dipendesse da questo tutta una vita, come se questo fosse la Vita stessa: la mia.
Ringraziare la fisioterapista Federica dell’ospedale civile, i suoi colleghi, tutta la squadra di dottoresse e infermieri che mi hanno soccorso, si sono presi cura di me, mi hanno – letteralmente – rimesso al mondo, rimesso in piedi, rimesso in cammino. Non è poco.
Fare l’amore, ancora una volta; come fosse l’ultima, come fosse la prima. In modo appassionato e finalmente consapevole.
Con la Donna che conta, la più importante:
l’unica.