Stamberga: longobarda? Sempre in pietra

Percorro contrade, a braccia spiegate, contando solo su gambe e piedi, avendo perduto le Ali – mi sono cadute – nel corso della vita terrestre; corso principale, del centro storico.

Avrei bisogno di un centro di gravità, immanente.

Assordanti sirene trafiggono le trombe – meglio di tombe, sicuro – d’Eustachio, Sirene spiegate, forse con testo a fronte, mentre la testa resta saldaMente ancorata tra le Nuvole? Servirebbe un ottimo caffè, alla leggendaria antica torrefazione San Eustachio.

Da non confondere con altre trombe, dette tube, di Falloppio.

Non abbiamo rinvenuto una Stele di Rosetta per decifrare l’alfabeto delle Sirene o le note arcane del loro canto incantevole incantatore, chissà, forse dio Poseidone con il suo tridente potrebbe donarci prima o poi uno scoglio di Scilla e Cariddi, con inciso di suo pugno, una triplice versione della Playlist di Odisseo: lingua del Mare (talasso glottologia?), greco antico, nuova koine umana.

Se invece di recitare da demagogo, sai cosa sia il demotico, dillo!

Vele spiegate, su cui leggere testi: almeno in teoria – ché, per la navigazione in mare aperto, sono necessari anni di pratica e talento innato – appare operazione semplice; a meno di non trovarsi in compagnia degli occhi del ciclone, di una procella – non pulzella – a bordo di un vascello dell’Olandese (Olonese?) volante, condannato per sedicente eresia al perenne periplo universale, anche se la prima lettera è in entrambi i vocaboli la P (non p2, doppia p).

Spiegare o dispiegare la falcata – speriamo che presto, magari subito, Falchi e Colombe possano amabilmente volare dialoganti insieme – dispiegare le forze, mai armate, ma le proprie, le migliori, per imparare l’Arte di Vivere, per edificare, non triti edificanti discorsi acchiappa applausi, solo utopie trasformate in progetti concreti.

Lo spiegamento degli eserciti sia degli eserciti di Cultura Bellezza Armonia, una volta per Tutte, per Tutti, da qui all’Eternità, anche se nel Mondo Dopo ogni concetto andrebbe rivisto rivalutato riscritto; palinsesto per palingenesi, viceversa funziona lo stesso, allegramente dal palo – per non restare più fermi – alla fresca frasca accogliente, verde, senza fanfaluche sul green – torneo di golf? – né sulla fuffa resiliente.

Ché l’uomo non è geneticamente programmato per dimorare in una putre stamberga, di origine più o meno tardo longobardesca, nemmeno se le pietre aguzze e la putredine le ha scelte lui.

Mi spezzo, siamo già tutti spezzati e speriamo anche risanati con la nipponica tecnica del mastice d’oro che ripara e valorizza le cicatrici, mi spezzo e però tendo pro tendo sono tendenzioso verso l’identità spiegabile: capace di appianare contrasti e malintesi intellettuali o anche meno, comprensibile, a tutti da tutti per ognuno. Che la forza del Kintsugi sia con noi.

Magari spezzarsi, come un grissino al cospetto di un tonno rosso impetuoso della Trinacria, ma spiegarsi, sempre.

Infine alfine come fine ultimo, ma di partenza, dispiegare: non so se ali, vele o solo panni stesi su fili, neo funambolismo post urbano, verso un Mondo, non dopo, Nuovo.

p.s. mejo n’uovo oggi che finì da gallo spennato, allo spiedo, domani.

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