Pagina di una vita fuori sincrono.
O quasi. Sentirsi spesso sfasati rispetto ai tempi e soprattutto ai modi del resto del Mondo; senza arroganza, né prosopopea da fenomeni paranormali, presenti già in eccesso a ogni latitudine, longitudine e financo solitudine.
Partire in bicicletta per un tour del FVG, con dentro le orecchie – la testa? quale testa? – il cuore, lo storico brano Hysteria dei Def Leppard; se siete davvero abili psicolabili cicloabili, cimentatevi voi alla batteria rock senza un braccio. O in sella, senza una gamba.
Progetti, vade nel retro: giammai! Almeno un vago programma, un brogliaccio – quel brogliaccio brutto e unto vergato in via Merulana – un inconsistente canovaccio, molto utile a improvvisare sketch divertenti, irriverenti, di parossistica parresia e soprattutto asciugare stoviglie appena lavate. Del resto, le stoviglie sporche, si lavano in casa, propria per i più fortunati. Fino a ieri.
Pedalare per sensibilizzare: in sella ad una delle più formidabili invenzioni dell’Umanità, sotto un diluvio non universale, parecchio antipatico sì, mostrare alla luce del Sole – o meglio, ai raggi del nostra stella madre, la più luminosa, rifratti da infinite gocce di pioggia – che la patologia vigliacca fugge da chi pratica attività sportiva. Pedalata collettiva, comunità ai pedali formata da persone un po’ speciali, con qualche marcia in più o con sensi di marcia comune che consentono di affrontare nello specifico il diabete – ma vale anche per altre patologie – senza piombare nello spaesamento, nel labirinto delle fobie, nel naturale senso di solitudine e abbandono che potrebbe ferire di primo acchito al manifestarsi certificato dello spiacevole ospite. Si fatica, si canta, si ride, si condividono cibi, companatico, bevande, in gruppo per affrontare con vigore le difficoltà, per vivere bene, meglio, totalmente la Vita. Il Mondo è già bello di suo; quando condividiamo passioni, quando diventiamo empatici e collaborativi, lo trasformiamo nel giardino dell’Eden.
Crescimbeni e Gravina, chi mai saranno stati costoro? Eppure, per spirito d’emulazione, nei confronti di questi novelli carneadi del 1690, progettare e realizzare, in silenzio e senza averne l’aria, una neo Arcadia: una risposta ancora una volta di piccole comunità, un movimento circolare concreto, rigenerativo, contro ogni forma di cattivo gusto, contro ogni sostanza di cattivi pensieri. Arcadia ellenica, Arcadia nave pirata con la bandiera della libertà, quella vera, un luogo nel quale le qualità dell’individuo siano valorizzate non per vanagloria o profitto, ma per il bene comune.
Isteria, non nell’accezione greca antica, frenesia malata di individuare civiltà aliene – la nostra non è già abbastanza alienata? – e nuovi pianeti abitabili, in tutta teoria (ah, le smanie seleniche goldoniane delle villeggiature transplanetarie);
il Pianeta più bello, l’unico per noi, è quello sotto i nostri piedi, sotto le nostre ruote con i raggi:
basterebbe smettere di deturparlo, basterebbe amarlo.
P.S. Questa non è isteria, ipocondria, ma pura parresia socratica.