The Jingle in The Christmas Trees Jungle

Pagina bianca o rossa del Natale perfetto.

Natalone a Pordenone, voglio rovinarmi, ve lo regalo e ci aggiungo la strenna imperdibile della visita guidata – in prima assoluta, totalmente gratuita – ai boulevard alberati, se riuscirete a trovarli (i viali, certo, ma soprattutto gli Alberi).

Moschettieri impavidi senza moschettoni, dimentichi di moschetti, spiumati dalle piume sul cappello, non d’Alpino; Cappellai senza più matti e con la contrizione costrizione contrazione del mercato dei cappelli da quando anche Borsalino si è appeso alla cappelliera; Alice sola in casa dopo diktat governativo, cerca nelle bottiglie messaggi vergati a mano e soprattutto meraviglie.

Boulevard dei tramonti, tramonti dei boulevard, tramonti sui boulevard, boulevard di sogni smarriti spezzati non solo da grissini torinesi; red carpet, red boulevard di foglie d’acero maestoso; non sarebbe bellissimo se così fosse? Viviamo circondati di boulevard, promenade Cambronne non dedicati al leggendario generale francese, ma invasi dalla materia da lui evocata: ci stiamo sommergendo da soli, speriamo almeno che nessuno sollevi piccole o grandi ondate.

Possiamo rinvenire gioia anche nella sofferenza? Magari rinvenire la gioia svenuta svenata svenduta per eccesso di sofferenza o di rialzo in borsa; sofferenze stentate, sofferenze gioiose, gioiose sofferenti che riescono a trapassare mura inferriate procelle. Misteri, dolenti – come certe note, della spesa della sposa della spes – o, almeno questi concedeteceli, gioiosi; come si concludevano Assassinio sul Nilo e Omicidio Sull’Orient Express?

Il bello il ballo il belletto dell’incertezza dei tempi e anche dei modi, la sostanza è psichedelica – fa più male la canapa o tabacco e alcol, gemelli perversi? – psichedelia dell’irrealtà. psiche delia, cioé la Delia della psiche o educazione della psiche del fanciullo; alterazioni altre azioni azioni dell’altro, demolire modelli demodé arcaici obsoleti.

Le modelle degli anni ’80 sì che erano dee, abbattere falsi profeti realizzare opere senza omissioni, anzi con la missione di rivelare la nostra visione del mondo e cosa rappresentano per noi le persone, ipotesi non necessariamente di reato, minacce a vanvera o promesse vuote che minano le nostre amate incertezze; rinsaldare i confini per non pensare alla finitudine che è parte integrante di noi?

Caravaggio, Michelangelo Merisi da, senza eccessi, senza vita notturna oscura accidentata senza anima tormentata senza sé stesso, sarebbe stato comunque genio o un imbratta tele qualsiasi?

La Scrittora che si illude di distruggere il Maestro pretenderebbe anche di negare dignità di esistenza alla versione del carnefice, fatto salvo il tribunale per inevitabile giorno del giudizio finale, in attesa di epilogo universale: si sa, le parole del reprobo rivelano chi siamo noi, ci condannano senza appello a osservare e ammettere le nostre responsabilità quotidiane, la futile banalità degli orrori di cui siamo capaci, anche nella nostra sfera intima, poco integerrima, intinta di male.

Com’era il jingle estratto – vivo! – dai bauli dei dobloni (di cioccolato), dai bauli dei panettoni, dai bauli dei corredi – prima o poi tutti capitolano, magari all’ultimo capitolo – in the Christmas Trees Jungle a ogni Natale? Jingle bells, jingle balls, jingle jeans, A Natale puoi…

Nell’anno bisesto 2020, anno I era Covid, la cover riveduta e corretta (AA.VV.), eseguita da Conte Tarallo & i suoi Trullini: un fantastico brano trash pop del III millennio – subito virale, chi se lo sarebbe immaginato? –

A Natale NON puoi.

Aggiornate le playlist!

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