Stia attento, alla pagina all’eloquio all’elogio – funebre? speriamo di no – parli come magni, cioé, parli come badi, sa.
Misuri le parole – le misurai, cretino ci sta perfettaMente – moderi il tono delle casse e della voce, lei di alto non possiede che quello: il tono. Anche se oggi siamo tutti un po’ più su di tono, accade ed è bello, quando il Cielo sopra le nostre teste si tinge d’azzurro e di quel vituperato tricolore, che spesso non meritiamo: mai viceversa.
Lasciare andare ciò che è stato – scurdammoce o’ passato (non di pomodoro, però) – accettare ciò che è (talvolta, anche senza gli eccessi di Jack the Ripper, la tentazione sorge), nutrire fiducia in ciò che sarà: nulla contro la saggezza tibetana, per carità, ma ecco, giustappunto, un appunto, facile fare filosofia, da Tibetani.
Beato il Maestro Rumi, grande mistico e poeta musulmano, dalla Persia con splendore – senza trascurare la misticanza, dei Popoli e delle Culture, come sempre è stato dall’alba dei tempi e perfino dei templi – Lui sì era in grado di dialogare con l’Universo; evento foriero di speranza che un prete cristiano lo citi nell’omelia domenicale, quale paradigma di saggezza, esempio operativo; elevate – talvolta lavatele o proprio levatele di mezzo – le Parole, non il tono della vostra voce, “perché è sempre la pioggia che fa crescere i Fiori, mai il tuono”, (nonostante Thor possa dimostrare inquietudine e disaccordo).
Come dice Fratello Belfiore: “Siete ubbidienti? Siete bravi bambini al cospetto delle presunte autorità ri costituite, quando con atteggiamenti marziali e autoritari – autentiche macchiette, parodie di sé stesse – Vi impartiscono ordini contrari a ogni libertà, contrari a ogni diritto, a ogni legge naturale o principio costituzionale? Siete uomini o caporali? Siete – nessun riferimento a persone o situazioni reali attuali – generali Martufello o SturmTruppen cameraden?”. Abbiate dubbi, ponetevi domande, anche marzulliane, ma ponetevele. Alle mostrine l’ardua gagliarda maschia risposta, meglio se con magiche pilloline blu: rinvigoriscono la risposta, pseudo virile. Virale, poco sicura.
Dovremmo elevare i pensieri e il susseguente agire; sproloquiare di svolta o addirittura di rivoluzione verde, non ci rende paladini dell’Ambiente: auto elettriche con batterie impossibili da riciclare e/o smaltire, infinite colate di cemento, sostituzione di milioni di televisori ancora funzionanti con altri di nuova generazione con il pretesto di un balzo di tecnologia (in nome o per l’utilità – leggasi utile – di chi?), milioni di cozze dischiusesi e perite sulle coste canadesi (come sono lontani i tempi del sogno di una casetta in Canadà, oggi si rischierebbe di finire arrostiti, all’interno di quelle pareti lignee) a causa delle innaturali temperature atmosferiche, causate dall’idiozia umana. Siamo in un baleno passati dalla moria delle vacche – tempi magri, come Voi ben sapete – alla moria delle Cozze, con profondo cordoglio per i malcapitati mitili.
Il lato del marciapiede sul quale passeggia – passeggiatrice peripatetica? – Sora Ragione di solito, malgrado le raccomandazioni e i protocolli a rotta di collo (ossocolli), è sempre affollatissimo, peggio di Via del Corso il primo sabato dei saldi. Eppure, tra torto e ragione, esistono infinite praterie: se ti aggrada dialogare, avviati su quei sentieri, prima o poi, verso imbrunire, ci incontreremo.
Summit riunioni conferenze stampa, prima dopo durante cene delle beffe, beffarde per i destini dell’Umanità e di Madre Natura. Istituzioni politiche sociali religiose, dovrebbe recuperare ispirazioni aspirazioni vocazioni sinodali: cosa ho scritto? Bravo chi me lo spiega. Sinodo, non assembramento assembleare con lauto convivio, ma cammino comune. Camminare con.
Uomo, se ti riesce, esci dal tuo limitato orizzonte, per camminare dentro te stesso, dentro il mondo, che sia quello Prima quello Dopo o entrambi, insieme agli altri uomini;
verso gli altri uomini, mai contro.
Zelo più zelo, sempre zelo fa, non certo zelo al cubo; la Paura è un nobile sentimento che meriterebbe rivalutazione, ma le fobie che ci soffocano e imprigionano sono frutto in larga parte della nostra immaginazione, magari bene alimentata da collaudati meccanismi di controllo e repressione:
dovremmo considerarle come paletti di legno che bloccano le porte delle nostre percezioni, delle nostre facoltà più pure e vitali, le nostre ferite sono solo varchi da cui penetra la Luce.
Non ci resta che un’opzione, bruciare quei paletti, ricominciare a Vivere e Camminare:
insieme.