Pagina delle belle mattinate di gennaio, quando sono belle.
Aria tersa nonostante l’inquinamento, luce cristallina, il mondo intero appare limpido, nonostante le anime umane restino torbide.
Nuove grandi speranze dalla scienza medica, perché oscura resta la mente dell’uomo, ma anche il cuore non scherza, anzi: spesso organizza scherzi birboni e quando li allestisce, di solito, non pratica sconti. Ecco perché, in periodi confusi e bui, da Baltimora giunge una notizia che induce se non alla festa, alla cauta soddisfazione; dai quesiti da pòrci, ai cuori dei pòrci che dopo opportuna modificazione genetica possono essere trapiantati nelle casse toraciche dei bipedi che hanno consunto i propri.
Da cuore di cane – sempre sia idoLatrato il fidato amico – a cuore di porco, senza offesa e senza allusioni, né illusioni alla fattoria animale di orwelliana memoria, almeno per oggi.
Non sottovalutare mai il potere e le conseguenze dell’Utopia: non si tratta, come da limitato limitante manuale, di idea non realizzabile, ma di idea così fulgida in grado di trasformare il reale, in un sogno, in un’altra realtà o nell’abbrivio di una navigazione verso qualcosa che prima non c’era e forse ci sarà, sarà raggiungibile; dipende dipenderà solo dagli utopisti e dalla loro fiera determinazione.
Per noi dinosauri del Mondo Prima, Histoire d’O era questo, solo questo: un romanzo e il film tratto dall’opera letteraria, non la palingenesi della aVariante di un virus; amica Belinda, dal nome di una mela, però peccaminosa, qual è il limite tra eros e prevaricazione? Il quesito non sussiste se per orientarti, segui le vaghe stelle della costellazione chiamata Rispetto, della dignità e delle persone.
Qui Rinale, a voi studio: al colle nomato Quirinale, sceglierei per il meglio – o era miglio? – un cardinale; così, tanto per cambiare tutto, in modo che niente cambi mai, sul serio.
Un tempo nel Mondo Prima, marzo era il mese dei giardini e delle idi – congiure (kompottisti!) – ti dovevi guardare dai repentini mutamenti meteo e dalle coltellate vaganti, ma almeno il tuo quotidiano groviglio poggiava su qualche pilastro, solido, indistruttibile; in questa epoca mesta, senza più nemmeno una festa, dovrai/dovremo coprici le spalle – senza garanzie di successo – dalla pandemia galoppante e dai magici richiami, il cui abuso, uso massiccio, rischiano di causare più maleficio che tutela: ora lo ammettono, ad alambicchi stridenti, gli stessi alchimisti dell’imperatore.
Gennaio è una ninfa dalle rosse chiome, leggiadra leggera, dal respiro magico fresco e profumato, la riconosci dal nitore della pelle diafana, dal nitore del cuore, nuota veloce tra vortici di acque verdi rubino: tra la Luna e gli epici falò epifanici – inesistenti ormai – saremo noi all’altezza, meritevoli di sua cugina, Nuova Primavera?
Speriamo non tardi ad arrivare:
auspichiamo, soprattutto, che arrivi.