Zappa e potere (o podere)

Il potere della zappa ritornerà a estendersi su tutte le terre emerse e anche sommerse, in maggioranza dilagante, a breve.

Dal potere del cane – fatto notorio incontestabile, nonostante certe accademie hollywoodiane – al potere della zappa, il passo sarà naturale, anzi potrebbe trattarsi di paso doble, connubio auspicabile: evolutivo, finalmente.

Come diceva sbraitando un antico caporedattore sanguigno: Zappa! Lui non invocava Frank, il grande chitarrista, né celebrava l’utile fondamentale strumento; apostrofava i sottoposti – la manovalanza redazionale – quando commettevano strafalcioni, quando scrivevano castronate e/o castronerie (non prodotti gourmet Castroni); oggi, nel Mondo Dopo, resterebbe afono dalle urla, il potere delle zappe ha conquistato in modo capillare l’intero sistema mediatico informativo e se non ci credete, leggete a vostro rischio e pericolo anche solo i titoli delle prime pagine o un banale pezzo di colore nella sezione spettacoli: piccole botteghe degli orrori dilagano.

Lo sai Paco, che polpi e crostacei, nonostante siano invertebrati, sono dotati di intelligenza raffinata e sentimenti delicati, forse molto più di noi, ormai?

Charlotte, cresciuta tra cime tempestose, rassegnata in apparenza, ribelle con l’intelletto e la creatività, potresti spiegare all’umanità sempre più fiaccata da inquinamento e falsità, giochini di dominio e insaziabile voracità di profitto, che la tanto reclamizzata decantata – chi lo porta il decanter per il vino? – verità, non è altro che un modo alternativo di indicare un credo, una fede? Di quale verità parliamo quando le infliggiamo l’iniziale maiuscola? Del delta delle verità? Tutte raggrumate si potenziano fino a delinearne Una, l’Unica e sola – o sòla, alla romana – oppure si elidono? Quale fastidio e/o pericolo potrà mai costituire per noi e per il nostro sistema di valori una verità altra, se in fondo si tratta solo di un modo diverso di vedere e interpretare il mondo, se si tratta solo di una fede alternativa, vestita con fogge a noi sconosciute o mai incontrate prima? Quale folle insicurezza ci spinge a volerle abbattere a colpi di vanga? Charlotte, un giorno spero vorrai insegnarci la tua canzone.

Amico روبرتو, Rubirtu, dove sarai oggi? Quanto mi piacerebbe – chimera onirica – viaggiare insieme a Te, nel deserto, nella Terra di Dio, grazie al quale – credenti o meno in un’entità se non creatrice, metafisica, libera dai nostri limiti, dalle nostre grevi zavorre egoistiche – incontrare nomadi berberi, farmi insegnare la cerimonia del te e soprattutto l’abilità di cavalcare in mezzo alle dune, incontro alla Luna rossa, piena dominatrice del nostro cielo notturno.

Come considerava con stupore Elias Canetti, l’uomo ha attraversato secoli, millenni, eoni raccogliendo nella gerla la saggezza dei suoi predecessori, per poi ritrovarsi a camminare nell’epoca attuale, con immensa stupidità.

Il vero contadino, discepolo delle stagioni, filosofo della Terra sa che solo colui che trasporta ogni giorno i secchi con l’acqua che gli serve per vivere, conosce davvero il valore di ogni goccia:

questo il grande potere della zappa.

Nel vortice dei petali

Pagina della Collina dei Papaveri, fuori stagione.

Collina dei Papaveri e delle Papere, Collina degli Stivali e vecchi scarponi, Collina del Vento, talvolta munita di gallerie di e per Eolo, collina mai arbitraria, colle dal latino tardo, non a caso sede di austeri palazzi istituzionali.

Collina dei Ciliegi, la più celebrata, ma non di Battisti, quella nipponica: vi sarete certo dedicati anche voi all’incantevole tradizione dell’hanami, anche voi avrete scelto come simbolo del vostro percorso di vita il sakura, coraggio purezza lealtà caducità, ma bellezza sublime e ciotole di riso in abbondanza.

Godzilla è un dinosauro geneticaMente modificato a causa delle radiazioni nucleari o un lucertolone eversivo? Pronto – in tavola, da surf! – a invenzioni a prova di Bomba H e di Guerre Fredde, proprio oggi che i poli si sono ‘liquesi’ come ghiaccioli all’Equatore? Radiato a vita millenaria, mille in aria, stasera non è aria da mille e non più mille (l’interpretazione è sempre settaria) dalla sua Setta?

Massa e potere, potere delle masse, attento amico il potere ti ammassa, tutti soli ammassati senza più cervelli né anime migrate trasmigrate migranti; psicologia delle masse e analisi dell’Io Tu Egli Es Ego? Stendiamo una tovaglia da pic nic anche se non si potrebbe, perché i focolai sono ormai nelle famiglie e dove dovrebbero essere collocati altriMenti, vostra disGrazia? Qualcuno ha interpellato i Lari e i Penati (forieri di pene, a senso unico e non doppio?), oppure abbiamo lanciato in aria la solita monetina da 100 lire come si faceva per scegliere in modo scientifico matematico scevro di dubbi la facoltà universitaria? Lari, Larici piangenti, anzi Salici Sapienti.

PierPaoloPasolini sapeva, tutto e/o comunque troppo, ma senza prove, oppure stava accumulando dati date riscontri incontri pericolosi, in attesa di pubblicazione? Orde di nemici della Verità, orda di ordalie, non fate l’orda che poi tracima; dopo secoli di ordalie coatte, ora ci sottoponiamo a quella dei tracciamenti – tamponi tampinati tamponamenti – esperimenti esasperamenti, ma per il bene comune; nell’avanzatissimo III millennio avrà altri nomi, ma siamo rimasti all’ordalia, all’autodafé, al rogo mediatico sanitario sociale sociopatico politico, anche vagaMente antropologico.

Se sei non catalogabile, sei contagiato contagioso contaminante, vera mina vagante, lucciola dentro la lanterna.

Da Hokinawa a Hokkaido, sulle tracce invisibili eterne di Hokusai e Basho, volando in un vortice di petali di ciliegio, cercando pietendo in una tazza di profumato té la propria identità, il proprio ruolo nell’Universo, o anche solo un ramo su cui appollaiarsi appisolarsi appigliarsi. Con questi spifferi, è un attimo scompaginare scompigliare scomparire, dentro orizzonti incerti tremolanti balbettanti.

Avevamo i famosi tre colori – verde bianco rosso, eddai! Edda lo sai, come vorrei – sono stati sostituiti dal rosso arancione giallo; la battaglia dei colori primari, per approdare al rosso assoluto, passando tra rosso relativo e eventuali sfumature, non quelle improponibili illeggibili imbarazzanti di romanzetti frustrati frustranti, da frustare, letali per l’Eros; quanto ci mancano le lascive compulsive compiante Lanterne Rosse Rivoluzionarie; qui sventola la zona gialla, per fortuna ignoriamo che nel linguaggio del Mare non segnala da secoli antiche balere, ma navi in quarantena, con a bordo belle epidemie in corso in corsa con regale patente di corsa, Epidemie Corsare, soprattutto di stupidità.

Nei prossimi lunghi inverni del nostro scontento, il mondo adotterà il colore unico;

come sarebbe confortante udire il fischiettio e il canto dei Venti, chi hanno in Rosa i Venti (? fantacalcio ?), Rose nel Vento in cerca di lievito, Madre da quando i Padri hanno abdicato.

In fondo, abbiamo tutti un po’ abdicato, da noi stessi e dall’Umanità, ma i crudeli tempi moderni impongono misure draconiane, misure per misure (misura alla seconda?), misure ottenute con il metro algoritmico, per non ammettere che le nostre riforme epocali valgono meno di ectoplasmi di ribaldi logaritmi, schiuma dei 7 Mari.

Sensei Kobayashi, aiutami illuminami insegnami Tu:

“Poni fine ai lamenti, o insetto/ non vi è Amore senza Addio/ nemmeno tra le Stelle/”.

Sono pronto, Capitano Haddock: salpiamo con l’ultimo esemplare del Liocorno e andiamo alla ricerca del Rosso, non su verdi tavoli di case casse casette di gioco azzardato, ma del Tesoro di Rakam il Rosso.