Tra Sette e Forni creatori

Pagina Bianca dei Piani: segreti inclinati complottisti.

Pagina della Setta, delle Sette, Settanta volte Sette; quante volte figliolo?

Non sarà l’intensa attività di fratello Onan a condannare l’Umanità alla cecità eterna e soprattutto mentale.

Setta dei Neo Leviatani, Leviatano non Levatrice, Levitico, Leviti (del Mondo) con profezie elevate a potenza, a caso.

Sangue e carne, Natura divina.

Una prece, anche solo un pensiero – uno solo! vi prego – laico scattato con la Leica (se poi fosse al collo della Ragazza, meglio) per le elucubrazioni funamboliche filosofiche filo eretiche di Hobbes.

Un abbraccio a quel Tommaso e anche al suo omonimo l’Utopista (sulla polverosa assolata faticosa pista dell’Utopia), un commiato all’etica che in fondo ancorata al fondo era sempre rimasta teorica, una bella teoria sommersa. Senza bottiglia di vetro di invio e salvataggio. Niente twitter, niente instagram, niente diretta streaming per appelli urgenti al Mondo.

Secoli di paziente strategia occulta oculata occhiuta, inoculando virus mutanti mutageni muti nell’organismo organico e sociale della sedicente società – civile? – degli ‘uomini’: i quali forse tentavano a tentoni di annaspare di enucleare di abbarbicarsi a qualche manufatto precolombiano verso una lenta genesi di vero consesso – auspicabilMente, spesso e volentieri – adulto solido evoluto.

I Leviatani, grazie ai loro rozzi maghi da fiera strapaesana, sono riusciti a produrre The Final Virus, versione definitiva per un immediato ritorno alle Origini: al bando, peccati ormai davvero poco originali e dolori, sempre le stesse stantie repliche; tabula rasa rasata raso Terra.

Un atteso ritorno alla secolare hit acchiappa classifiche, #HomoHominiLupus! In bocca al Lupo, sempre viva il Lupo.

Umani umanoidi (Meganoidi? mentre Aran VerdiCapelli strimpella il suo banjo galattico) sub umani, ammassati in subway uso foresteria, terrorizzati a puntino senza i, sussultano tremano si abbandonano a convulsioni al cospetto di ombre cinesi, spettri di nemici oscuri, immaginari come malati, invisibili ma da sacrificare sull’altare dei capri (caproni! al rogo la Poesia);

abbandonati abboniamoci abbandoniamoci a rigenerati rigeneranti ributtanti riti pagani (anche se, Pagani non ripete…) apotropaici toccatine ammiccanti, ai Tropici.

Anni ruggenti dei Tropici, ma la lava crepava, senza pietà, bungalow e hula hoop. Oplà.

Rigettiamo sdegnati ogni forma e ogni sostanza di Razionalità – rogito cogito coito ergo sum? – sputiamo nel cosmo, insieme a satelliti spia, monnezza radioattiva e asteroidi di plastica, tutta la Sophia superstite, la particella più infinitesimale infima indistinguibile di Cultura (tanto, non si può mangiare):

nuovi giochi, ludi luridi ludrici terrestri, la guerra di tutti contro tutti, perché siamo monadi (popolo di mona, fattuale) competitive protagoniste vincenti; strade e piazze vicoli e palazzi campi di Battaglia per i veri guerrieri senza futuro.

Ogni uomo è vittima collusa, spietato inquisitore e reo ardente – da ardere, soprattutto – spia e sicario delle debolezze e della aspirazioni dei suoi ex simili, ex compagni di sorte ria, poco ridente, molto fuggitiva: solerte sorte terrena.

Machiavelli, principe dell’intrigo politico politicante (davvero?), ammoniva e condannava: disgrazie e guai non solo dei paesi suoi, al pre Potente di turno che senza freno a mano, né cinture di temperanza, si attribuisce e si inebria con poteri straordinari, oltre tutti i dettami dettati dettagli delle Leggi, umane e divine.

Ubriacarsi di ‘onnipotenza transitoria’, abusare deturpare soggiogare reprimere, condurranno il Possessore alla disfatta e alla infinita infernale dolorosa infelicità.

Ludovico che Tu sia moro o meno, morto certo, noi rivolgiamo una prece anche a Te per Te per il Tuo lavoro.

Pagina Bianca, al momento nel momento, per momenti in fila indiana: sarai riscritta, forse dagli scribi mercenari al giogo dei Neo Leviatani.

Scuola e Giovani, gli asset (?) del paese; una speranza spunta insieme alle prime luci dell’alba: dai forni crematori a quelli creatori, ad ampio spettro.

Un saluto commosso fino all’osso e al midollo, al Diritto, alla Democrazia, all’intiera Umanità che avrebbe potuto e dovuto, ma alla fine della rappresentazione non è stata mai.

Sipario, buio in sala, zero applausi.

Colonne infami e Utopie

Pagina della Colonna, Piazza Colonna, Colonna infame infamante o di semplici morti di fame?

Forse quinta colonna, colonna della quinta, gola profonda, perché una spia, non necessariamente dal freddo, talvolta anche a L’Avana, si trova sempre. Pazienza, se non mi ama.

Arrivò di notte, anche se piazze vie vicoletti scorciatoie nascoste e scorci erano stati da tempo e per tempo bonificati e desertificati (anche perché volevamo dare una robusta mano ai mutamenti climatici e genetici). Scortato da un’imponente colonna militare in assetto da guerra.

Di notte, non con il favore ma con tutto il sinistro fervore delle Tenebre, giunse l’Araldo; Araldo del Potere, Araldo dei Negromanti (non gruppi pop del Salento), Araldo dei Neo Leviatani, incaricato di affiggere il terribile nuovo reale cogente editto (Ei lo disse…) alla colonna virtuale; affiggere per affliggere e infliggere; i cittadini non dovevano sapere, i cittadini dovevano solo rassegnarsi e ubbidire, in silenzio, a testa china, chinando la testa al cospetto dei tiranni insinuati ormai perfino nell’intonaco della Stanza dei Bottoni. Prostrarsi prostrati.

Bottoni colorati, ma non nuove battaglie dei bottoni, né passatempi ludici per i Bambini del Popolo.

I piccini, infingardi e imbroglioni, piccole spore del Demonio, in realtà ci odiano, sono loro i nostri nemici più letali, sono gli Untori.

Il Potere aveva deciso: una enorme U scarlatta di stoffa sarebbe stata tosto cucita da aziende tessili governative, sugli abiti destinati agli Untorelli (come agnelli sacrificali) che spargevano la peste del nuovo millennio, baloccandosi tra vairus e pandemie, nel Mondo Dopo, terrorizzato e infelice.

Pagina della Colonna cui legarono tutti i Bambini, Pagina dedicata ai Bambini di Prima che eravamo noi, ma lo abbiamo rimosso dalla memoria, abbiamo tranciato di netto tutte le Orecchie Acerbe rintracciate.

Pagina di quelli che oggi odiano i Bambini, detestano il Futuro perché sanno che non ne faranno parte, odiano i Bambini e li condannano, senza diritto di replica difesa appello, alla carcerazione preventiva, in attesa di caricarli tutti sulle astronavi in costruzione nei laboratori dei nuovi magnati, magnaccia del denaro fasullo e delle leve di comando, astronavi per deportare i fastidiosi mocciosi in una qualche dimensione del Cosmo. Abbandonandosi poi a nuovi inutili fatui fasti.

E Tu, signor Rodari, cos’hai da guardare? Resta nel tuo limbo etereo, inutile irrilevante; educare, imparare dai Bambini, giocando seriamente con Fantasia? Può mai essere affidabile efficiente produttivo un tizio che si fa chiamare Gianni? Grammatica della Fantasia, ppfffui!!!

Non abbiamo ancora capito che la Tua ‘letteratura infantile’ è lo strumento più potente per ammaestrare i sedicenti adulti, per guarirli dalla loro atroce banale aridità.

Laika scodinzolando tra le Stelle, attende i nostri Marmocchi (Occhi di Mare) …

Lei sì, li renderà liberi e gioiosi, con il senso di Gianni per l’Utopia.

Finalmente.

p.s. Utopia aveva una sorella maggiore che si chiamava Verità senza errore… ma questa è un’altra Storia.