Nelle segrete

Pagina delle segrete vie, sotterranee, carsiche in caso di fiumi, arcane traiettorie.

Parole d’ordine, frasi convenute, in forma di haiku classici, cui rispondere con haiku di pari livello e valore, però coerenti a quelli dei guardiani dei portali.

Orientarsi con un antico orologio da taschino – 85 anni di obsolescenza attiva – riesumato dai cimeli di famiglia: perfettamente funzionante. Esso. Cosa resterà di questi anni pandemici, brutti stupidi spietati, incapaci perfino di volare via? Quell’orologio abbinato alla bussola, sua coeva e cugina, di primo, anzi primissimo grado.

Mancherebbe un libro, il libro della Vita, a questa preziosa compagnia, ma sceglierlo, tra le migliaia, pare ora, ancora, impresa improbabile.

Per un giorno, solo per un giorno, giocare a pallone nello stadio Maracanà, insieme ai verde oro, se poi ci fosse Zico, meglio; oro verde, già, ne sparlano tutti – chiacchiere vuote, preferirei i crostoli, grazie – ma le chiacchiere dovrebbero essere bandite, ridotte a zero, come quelle letali emissioni di natura antropica che mai elimineremo, perché siamo ipocriti nei meandri più segreti di noi stessi; le nostre anime dannate angelicate, miasmi e meraviglie.

Per uscire a rivedere il cosmo, quando ti trovi recluso, segregato nelle segrete stanze, talvolta serve come ossigeno, una rottura: frantumare lo stallo, la stalla, financo gli specchi, e buonanotte a tutte le scaramanzie, cartomanzie, superstizioni, alle quali nessuno crede, ma, in fondo, teme che siano vere. I cocci di bottiglia o di specchi servono, soprattutto quelli di forma esagonale: tasselli di un mosaico immaginato, inventato dall’astronomo italiano Guido Horn, un destino nel nome di ognuno. Horn: Corno o tromba che sia, nato nella Trieste austriaca ma ebreo di famiglia, combatté per l’Italia nella Grande sanguinosa, indecente guerra: con le stelle nella mente e nel cuore, intuì che forse, per osservare con attenzione i segreti della volta cosmica, sarebbe stato più preciso e anche più economico realizzare non telescopi ciclopici con specchi enormi, ma ‘binocoli’ spaziali con lenti costituite dai famosi frammenti esagonali. Ancora oggi e nel futuro sfruttiamo e sfrutteremo quella sua formidabile idea.

Le verità che rammentavo erano verità del cactus, del resto la realtà è una pianta grassa, ricolma di aculei; esimio speculatore edilizio, se cerchi un nuovo inquilino da sistemare in collina, cercalo tra gli indigeni detti anche autoctoni (sempre meglio degli auto scimuniti): magari non sarà un genius, ma il vantaggio è che sarà già in loci, loco – matto più che mai.

Talvolta, dagli oscuri segreti meccanismi che regolano le nostre vite sociali e politiche vorremmo davvero evadere, ribellarci, ma il potere dei numeri – a proposito di kabbala, numerologia e filosofie occulte e sciamaniche – se non ci incatena, in qualche misura, ci condiziona: il 13 è un simbolo di buona o cattiva sorte? Un tempo arcaico vide gente esultare controllando 13 vaticini calcistici azzeccati su piccole schede targate Sisal/Totip. Meglio abbracciare il senso tibetano per il Creato e apprezzare le buone invenzioni umane, da ogni dove, di qualunque inventore geniale con ottimi propositi siano; anche perché, nel Mondo Dopo, altri 13, Lucifero e i suoi sodali, Angeli ribelli per tradizione traduzione e anche tradimento biblici, pare abbiano perso energia, intenzione, voglia di allestire nuove sommosse, contro i poteri pre costituiti:

rassegnazione o ribellione alternativa, l’ardua scelta e soprattutto azione, spetterà al solito consesso, quello delle donne, degli uomini & alieni varj.

Anche alla luce del Sole, fuori dal piccolo scrigno segreto.