discese poco ardite senza rete, senza elevatore; risalite improbabili per assenza di forze (armate muscolari mai schierate), appigli immaginari tra pareti di roccia millenaria, bruna tagliente scivolosa, meravigliosa inaffidabile.
Cascate primigenie, genius loci – almeno il luogo, anzi lochescion, dispone di un Genio – potenza e bellezza allo stato puro, senza stato né leggi, quindi indomabili.
Panorami che mozzano il respiro, mozzi sotto coperta per timore reverenziale, mozzafiato in ogni senso, possibile e impossibile, probabile improbabile, cabalistico alchemico. Sentieri scoscesi per tentare di risalire in cima, vette inaccessibili, puntare spuntoni debolmente carezzati nell’intrico arboreo da furtivi tenaci impavidi raggi di Sole.
Opzioni disponibili: poche e poco malleabili, più spesso zero opzioni, situazione perfetta per indecisi timidi impreparati al tutto o anche solo al microcosmo individuale.
Piccolo spazio pubblicità, piccolo strapuntino quotidiano ove accucciarsi tremebondi indolenti.
Colmare pupille intorpidite da eccesso di ologrammi con anime silvane selvagge, non schedate non omologate non certificate; magnificenza a passo non d’uomo ma di Natura, lento costante ciclico, gamba adeguata, senza orgasmi, riflessiva cauta, guardinga circospetta concentrata, solo sul respiro e sul terreno; produrre non merci inutili senza senso senza valore, ma fantasie e introspezioni nelle spelonche dell’anima per (ri) guadagnare la Vita.
Senza distrazioni fatali, incaute evasioni.
Zavorrare il proprio corpo mortale, diletto e prigione, al percorso più aspro e tortuoso, genuflettersi alla Montagna e alla Natura, muovere arti (anche mestieri, senza offesa) mandibole pensieri con sapienza, scevra di supponenza.
Elfi, Nani, Folletti, Hobbit (no hobbies, grazie), Giganti, anche qualche Orco perché in FantasyLand nessuno è clandestino, mimetizzati tra fronde, tronchi, rocce, ombre, anfratti, osservano, silenziosi e beffardi, lo spettacolo di arte varia avariata di un uomo stagionato da troppe stagioni, innamorato dell’Universo, così bislacco da sfidare a singolar tenzone tutti i suoi limiti, difetti, patetici ipocriti auto inganni.
Nessuna scorciatoia, nessun compromesso, compagnie senza anello magico al naso, zero trucchetti, senza rete su cui planare al momento opportuno o da cui scaricare app tutorial tutori mentali, facili sos to the World, fuori sacco dentro bottiglie di vetro.
Gambe mani testa Anima Coraggio – anche senza I Maggio – Sangue al cuore Carne Fiato Occhi spalancati Vista acuta (se non mente), non una peculiarità di meno. Non compariranno elicotteri travestiti da Valchirie, non Cavalieri dell’Apocalisse, senza visione ampia complessa complessiva.
Il Cielo sarà sempre più blu, ma anche sempre un passo in salita quasi verticale, oltre la testa terrestre e prigioniera di sé stessa.
Anche a testa china, con polmoni al collasso, dopo salasso energetico psicofisico, solo immaginando qualcuno che sogna di volare, Icaro stesso, potrai raggiungere il portale, il valico tra Terra, Cielo, Mare, il leggendario etereo confine sull’Eternità, dove abitano Camaleonti canterini, Felicità dormienti, Fiori pronti a sbocciare.