Alfa delta omega, varianti alianti vitamine

Pagina del dilemma, di stagione: ferie o vacanze?

Ferie sono storicamente quelle di Augusto, accolte bene – senza dubbio – ma una festa di fine lavoro agricolo, una lieta concessione del Potere; solo dopo qualche secolo, non sempre mirabile, quando ci siamo ritrovati popolo repubblicano e democratico – vero? – grazie alla Costituzione scritta per noi con il sangue e le menti dei Grandi, si sono trasformate in un diritto civile umano inalienabile.

Vacanze sono altro, sono un regalo che decidiamo di fare a noi stessi: vacatio, non legis, né governativa, ma astensione dai doveri quotidiani, quelli da rispettare in ogni istante dell’anno, solare o legale (terrore nei palazzi della politica) una sospensione dal tram tram, un breve periodo durante il quale è lecito mollare gli ormeggi e navigare a vista su rotte impreviste e sconosciute. Catartico necessario rigenerante. Uscire da noi stessi per rientrarci, forse più consapevoli, più saldi nelle convinzioni e nei progetti.

Dilemma, dolce dilemma anche senza stil novo: vacanze provenzali, di amori e atteggiamenti cortesi, donne reali angelicate molto concrete: da non innalzare mai sui piedistalli delle statue, ché oggi una insensata furia iconoclasta, senza vocabolario, pretende di abbattere e/o lordare tutto quello che non capisce, non conosce, non ha studiato, nemmeno per sbaglio di striscio o di struscio.

Vacanze, per non pensare più ai misteri della Repubblica, ove un presidente troppo cauto e timido invoca verità più solide su crimini che gridano vendetta contro il Cielo, anzi contro le istituzioni, commessi oltre 40/50 anni fa: la verità vera scolora impallidisce, anzi arrossisce di vergogna, in vece nostra.

Non pensare più ai magnager, quelli che sono artefici dei crolli di ponti scuole case, ma per auto assolversi, blaterano di costruzioni edificate con difetto prima della nascita – la loro e delle strutture; non si rendono conto che la puerile scusa diventa una terribile, imperdonabile aggravante delle loro responsabilità, delle loro colpe, delle loro nefandezze, contro l’Umanità in primis.

Non pensare più al pnrr e bravo chi traduce e spiega cosa diavolo sia; meglio il sacro prrrrrrrrr, ché come enunciava con poesia e maestria Edoardo D.F. il pernacchio è un’arte, quindi non adatta a questi mediocri travestiti da furfanti, o viceversa; allungano gli artigli e ghermiscono i soldi dei contribuenti, quelli riservati alla transizione ecologica, deturpata violentata degradata a solita famigerata transazione sporca agli amici degli amici, per reiterare stupide attività antropiche, però letali, contro la Terra, contro la Salute di tutti noi.

La prima canzone di successo di Louise Veronica Ciccone si intitolava Holiday e non suoni blasfemo, né il 45 giri in vinile, né l’accostamento tra sacro e profano, tra alto e basso – sconsigliabile sempre capovolgerli e/o scambiarli – ma quelle sì, erano sul serio vacanze di Madonna; chissà se almeno una volta nella Sua vita, Miriam abbia potuto concedersele.

Non pensare ad Alfa – base Alfa? – ad Omega, a Delta, come fosse una struttura di intelligence, ma sarebbe meglio d’Intelligenza; non si capisce più se parlino in codice – alfa numerico cifrato cuneiforme – se starnazzino, sempre viva le Oche, di vitamine o grassi, se annuncino varianti al piano regolatore, al naturale corso degli eventi.

Meglio salire sull’Aliante dell’Infanzia, quello con le ali di polistirolo e volare sospinti dal vento caldo, dell’Estate e dei Sogni – ché in estate i fantasmi sono più forti, più vivi.

Osgood, ma non capisci proprio niente: sono un uomo.

Pazienza, nessuno è perfetto.

Billy Wilder, Marilyn, Jack & Tony, dove siete? Ispirateci la vacanza perfetta, il road movie più divertente, da girare nelle nostre pallide vite.

La battuta finale più bella di sempre nella breve storia del Cinema, sia lezione monito divertimento, prospettiva non solo Nievski.

Più grande Baryshnikov o Nureyev? Fred Astaire o Roberto Bolle? Forse, meglio Ginger Rogers o Carla Fracci? Propendo per Ginger, sempre sorridente su tacchi persecutori.

Some like it hot (la cantavano i Power Station, ma erano sempre i Duran Duran), a qualcuno piace caldo, nonostante l’estate: non solo il jazz, il sassofono, perfino il caffé.

L’animale che mi porto dentro vuole tutto, si prende tutto, perfino una tazzina di sopraffino espresso italiano.

Comunque sia, lapalissiano chiaro luminoso:

anche in vacanza, vacui più che mai, vuoti senza paura, difficilmente riusciremo a trovare l’alba dentro l’imbrunire.

p.s. I nottambuli, al limite, li confonderanno.

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