Pagina dei Sogni quelli che di solito – da vulgata cinica o semplicemente pratica – muoiono all’Alba.
Eppure l’Alba è essa stessa una promessa o comunque una premessa, indispensabile; conditio sine qua non. La condizione terrestre del siamo qua noi e fino a quando siamo qui, converrà sognare: almeno questa attività resta ancora gratuita e forse – non ne sarei così sicuro – non controllata.
I Sogni sono la materia di cui siamo composti, insieme all’Acqua; scivolano via, evaporano, si adattano, hanno natura carsica, possono fluire impetuosi, inarrestabili; altro che controlli di psicopolizie in assetto anti sommossa onirica. I veri Sogni sono i mattoncini del DNA dell’Araba Fenice, viaggiano attraverso dimensioni, ere, eoni, universi, i più varj ed eventuali. Se ne abbatti uno, esso si moltiplica all’ennesima potenza, per sporogenesi. Come avviene con la mattanza degli Alberi.
Trasogno o sono desto? Forse, ipnotico.
Sia tersa nel senso più ampio ed etimologico la navigazione quotidiana, come i segni scritti nel Cielo, senza macchie e senza paure, del Mattino.
Maximilian ce lo canta da anni: l’Immaginazione aiuta ma non è che possa fare miracoli; se sei un burattino di legno in un mondo di pescicani – e il pescecane in fondo non è nemmeno il predatore peggiore – non diventerai un genio in carne e ossa o nella lampada (o era una lampara?), nemmeno facendoti raccomandare da fate turchine e grilli parlanti.
Come scrive Fabio il Narratore imparerai l’arte della fuga – colonna sonora durante la ritirata precipitosa, una sonata di Bach – e soprattutto della sopravvivenza, del vivere se non sopra una colonna dorica, almeno dentro il ventre del bistrattato pescecane; ambiente umido e oleoso, però a clima temperato, spettacoli garantiti, magari non proprio in chiaro, ma continui grazie a candele e ombre proiettate sulle pareti, non del cervello, della panza; in sottofondo echi lontani (chissà poi perché) del sax solista della melodia principale di Us and Them, mentre i Pink Floyd sul lato oscuro della Luna, finalmente riuniti, offrono all’Universo il concerto epocale, quello più spettacolare di tutti i tempi e anche templi, del Rock.
come insegna la Storia del Mondo:
non restano i migliori, solo i para normali che come sciocche banderuole si adattano alle correnti di Eolo, a quelle di Nettuno, al flusso imposto dai dominatori, del momento.
Se anche il Vento diventasse radioattivo – speriamo con Radio Libere – come profetizzavano i Righeira, indossare sombreros non ci salverà da una ‘scapigliatura’, con sfumatura alta.
In attesa dell’Apocalisse, nel senso del segno (o anche sogno, se vi aggrada di più);
se i nostri cuori rotoleranno nel fango,
accada almeno sul Lungotevere in festa:
finale.