Comincia sempre così, da un dilemma o da un piccolo, insignificante accadimento quotidiano;
banale quanto basta eppure tessera del domino, senza causa apparente, senza fato contingente, stringente: innesca la caduta progressiva, inarrestabile di tutte le altre tessere o con punto di svista colmo di ottimismo, permette alle nere tessere di produrre cinesi creativa?
La Luna, la mezza Luna influenza le nostre scelte, le nostre opzioni, a metà? Possiamo attribuirle responsabilità e colpe? possiamo scaricare su Selene le nostre omissioni, le missioni fallite, le inadempienze, i nostri avariati limiti strutturali, cui non vogliamo porre rimedio, per inedia, per ignavia?
E’ la gru, braccio meccanico della nostra sedicente civiltà che persevera nell’idiozia – ce ne vuole, per reputare lo sviluppo simbolo e sinonimo di progresso – a spostare in cielo la mezza Luna, forse fertile (se custodisse davvero riserve acquifere), o è il nostro miglior satellite naturale, a determinare gli spostamenti, i movimenti, le azioni di forza della macchina, come fosse una marea, che s’illude di scalare le sfere universali, ma resta mesta abbarbicata, incatenata dalla gravità, alla cara preziosa crosta terrestre?
Non ho trovato dilemma con peculiarità organolettiche che lo rendano solubile, diluibile con l’effetto, o almeno l’affetto – senza affettazione – del tempo; non saprei dire se i miei territori siano luciferini, beati, mistici, certo io che li attraverso, incerto incespicante spesso inadatto, sono viaggiatore anomalo.
Catafalchi, sepolcri imbiancati, cariatidi cullate da geremiadi che non sono giochi olimpici riservati ai soli figli di Geremia o a coloro che indossano quel nome; in certi lunedì più ferali di altri – non feriali, magari ferroviari – quando un’inesplicabile malinconia, sorda ad ogni invito di fuga, assale l’anima come parassita infestante, la mente vaga e talvolta perfino sogna, grazie a Giuni l’Artista suprema: uomini di notte, ai tabernacoli di vizi, vanno in cerca dell’amore e sono tanti, dentro una novella Babilonia.
Vorrei disporre della gru progettata da Battiato & Sgalambro, la stessa utilizzata da Gill, unico ultimo vero discepolo: la gru metafisica, in grado di sollevare l’Essere, anche quello senza qualità;
sollevarlo, in tutti i sensi, in ogni senso possibile, meglio ancora se impossibile.