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Capitalismo, Marx dove sei?

Capitalismo, neo liberismo, colonialismo. Pagina dello schiavismo.

Fu abolito, forse; in realtà, non è mai andato via: vive, lotta e, soprattutto, prospera in mezzo a noi. In fondo, il Capitale – a proposito: maiuscolo o minuscolo? Minuscolo, mai – si evolve, si trasforma al mutare dei tempi, è proteiforme, non scompare. Cambia volto, anzi, volti e quando credi sia finito, esso, beffardo, prima ti irride, poi ti schiaccia o ti riusa; secondo i suoi bisogni del momento.

I capitalisti, questi sconosciuti: sono sempre meno, sono sempre più cattivi. Poche persone detengono il potere, ossia bilanci che fanno impallidire le nazioni, anzi, le rendono vassalle. Fagocitano risorse naturali senza posa, mietono idee, ideologie, perfino religioni senza fermarsi, neppure un istante. Si inchinano, eseguono, ringraziano, senza fissare negli occhi. Le nazioni, ovvio.

I moderni capitalisti sono aridi: decidono come funziona l’economia mondiale, chi si arricchisce e per quanto tempo; decidono chi può curarsi, decidono chi e cosa mangia e beve; il pezzo potrebbe finire qui. Il prezzo lo stabiliscono essi, non si sfugge.

Rammentate Marx? No, non il cantautore statunitense, famosissimo negli anni ’80; Karl, il filosofo – più un centinaio di altre qualifiche, compreso il giornalista – di Treviri, cioè teutonico; colui che più e meglio (forse) di ogni altro collega sviscerò pregi e difetti del Capitale. Oggi cosa farebbe? Ovvio, sarebbe CEO di una company, una qualsiasi. Del resto, tocca campare, in qualche modo, meglio se nel lusso!

Eppure, nonostante sia troppo grande per fallire – troppo vorace? – esiste sempre un minuscolo ‘ma’, una rotellina, un trascurabile inciampo che può compromettere il meccanismo, in apparenza perfetto e indistruttibile.

Apoteosi o apocalisse? Apocalisse in senso di disastro finale o rivelazione? Se qualcuno è in grado di stabilirlo, parli, si faccia avanti – non necessariamente in quest’ordine – o scompaia, per sempre.

Lo sapevate che qualcun altro, talmente matto – totalMente: crederete, se non in me, in Gioachino Chiarini? – ha studiato così a fondo (in lungo e in largo, è il caso di scrivere) la Commedia dantesca, da riuscire a scoprire gli orari esatti degli avvenimenti, grazie ad alcuni illuminanti particolari? Dunque, forse, non la fase dittatoriale del proletariato (quasi tutta l’umanità?), ma volete che qualche genio non escogiti il modo per causare il collasso finale del capitalismo?

In fondo, l’apocalisse non è un fatto che deve incuterci timore – Adrien Candiard, domenicano, sostiene che il male c’è, perché noi facciamo il male – , ma una prospettiva: tutte le cose umane – le crisi economiche, le pandemie, gli spettri delle guerre nucleari, perfino la bestia onnivora chiamata capitalismo – nascono, evolvono, hanno, prima o poi, una conclusione: definitiva.

Se il capitalismo finirà in anticipo: meglio. Per i moltissimi, per tutti.

Nevvero, Carlo Enrico?

Clessidre vuote, come forzieri, come scatole (craniche)

Pagina sporca, come la coscienza; Pagina della nostra scontenta incoscienza.

Ci siamo giocati non solo l’Acqua, anche le sabbie.

Non quelle dei deserti, ma quelle preziose limitate insostituibili, dei mari e dei fiumi.

Negli ultimi 30 anni siamo diventati molesti, stereotipati, rin don dan ti, concetti stracchi più di certi stracchini muffiti rindondano nei padiglioni, auricolari, in quelli dei palazzi di vetro, di cristallo, di letale cemento.

Caro Aurelio, sapessi quanti Roma club sono stati fondati, anche in Parlamento, non più luogo della politica, ma triste arena dei personalismi delle fazioni partigiane del mercimonio, di bassa lega; si fossero iscritti al Club di Roma, con sincera volontà di comprensione e azione, avrebbero reso servizio migliore, gradito, degno, all’Umanità e financo a sé stessi.

La Natura è straordinaria, nella semplicità. Il Profeta del Goal, Johan Cruijff, sosteneva che giocare a calcio fosse facile, difficile giocare in modo semplice. Mutate le mutande le ere i Mondi dal prima al dopo, non dovremmo cominciare finalMente a emulare la Natura? Spogliandoci di arroganza hybris deliri di onnipotenza: il cambiamento costante è l’essenza dell’ecosistema che non rivendica a ogni passo rivoluzioni e/o miracoli epocali.

Grazie a Dio, sono ateo. Del resto, non riesco a essere serio, se prima non faccio il pagliaccio. Confessioni di un clown, certo, ma non vorrei tracimare nella seriosità, nella melanconia, malincoNoia.

Va bene Aldo, un sacrario un memoriale – Vittoriano o Vittoriale? – con i nomi delle prime 100.000 vittime del morbo; solo se nel marmo saranno incise a lettere fiammeggianti anche cause e responsabilità di quelle morti. Abbiamo abbastanza giorni della Memoria in un anno o dobbiamo adottare le celeberrime giornate multiple del Maestro Battiato?

Vittorio, rassegnati: i tempi sono mutati, geneticaMente, non li riporterai ai giorni della fu giovinezza con intemperanze verbali o mattane da avvinazzato. A troppi scriba ormai isterici, loro sì – altro che Cattive Ragazze – bisognerebbe consigliare un buon metodo, prima di rispondere a certe sedicenti missive dei lettori (esistono ancora? ma dai), strumentali per fomentare polemicucce da quartierini: metodo Catalanotti o infallibile metodo Simenon; certo, consapevoli che, nel Mondo Dopo, anche gli elenchi telefonici cartacei sono a rischio, ma invischiate nella rete si trovano tante belle e disponibili fuck identità.

Mi dipingevo la faccia e le mani di verde smeraldo, rubacchiavo lemmi dal vocabolario dell’Ambientalismo – beni comuni, resilienza, sostenibilità – ottenevo applausi consensi sostegno sui social, nel frattempo ho continuato a trivellare, a consumare risorse selvaggiamente, a ricoprire la Terra di polvere tossica; del resto, non possiamo tornare nelle caverne ai viaggi a dorso di mulo alle candele di cera: ho continuato a fottere il Pianeta, fottendomi da me, a mia insaputa.

In Natura vince chi con meno fa di più, anche perché non esiste produzione di nuovi prodotti per il mero consumo, ogni prodotto origina altro prodotto utile; nei veri sistemi naturali tutto è in connessione, condivisione e vira senza tensioni verso l’empatia, perfino la simbiosi; mi assumo la responsabilità della gravità delle mie affermazioni: Gravità, fantastica fonte di energia a disposizione di tutti sempre, sotto braccio alla sorella Energia Solare. Concetti gravidi di conseguenze, perché in Natura si passa da poche varietà, a una incredibile sontuosa abbondante Biodiversità, esatto contrario e negazione del modello economico capitalistico consumistico.

Le clessidre sono vuote – come le nostre tasche bucate, nelle quali troviamo impigliati frammenti di briciole, dell’eternità – o forse abbiamo smesso di cercarle di guardarle, restano pregevoli soprammobili;

non basterà la vernice verde, anche per copiare – emulare plagiare – serve come base principale l’Intelligenza; speriamo che gli Asini volanti non cadano al suolo.