Passaggio in India (ritorno?)

Vestirsi d’arancione, ha ancora senso?

Perfino il re nudo un giorno disse al bambino che continuava a indicarlo, ridendo – ridendo chi? il re o il bambino? – Piccino, la pace è una cosa bellissima, ma se non costruisci prima la giustizia, te la godi poco.

Organizziamo nuovi festival, nuovi dibattiti, nuove manifestazioni: sperando sia ormai chiaro che la vera rivoluzione comincia dentro di noi ; speriamo che, a differenza delle famigerate risposte interiori, non sia come, spesso nella/durante la storia, quella sbagliata.

Una canzone può cambiare il mondo? No, però deturpare il panorama musicale del momento, sì.

Siddharta, chi era costui? Un giovinetto saggio, un’anima pura capace di ispirare destini o un precoce furfante immatricolato, un santone da quattro soldi o rupie, perfetto imbonitore e imbroglione di sciocchi, agiati, annoiati occidentali?

Misteri mistici, riti orfici, incantesimi mistici ma non troppo: se ti lasci sfuggire il lato pratico, perdi il senso, la misura, i punti cardini e anche quelli cardinali della dimensione nella quale stai sostando in un dato, preciso momento.

Se la realtà, empirica e metafisica, è costituita da infiniti punti, anche noi, nella nostra fase terrena e mortale siamo dunque esseri infiniti? Dobbiamo preoccuparci più della nascita o della morte? Nomi differenti dello stesso fenomeno, dello stesso processo? Se si tratta di processo, spero di essere contumace, soprattutto in caso di condanna al rogo in Campo de’ Fiori; mi sveglio dall’incubo, non sono così importante né soprattutto intelligente.

Torna il vaiolo tra i primati – panico presso le tribù dei ridicoli bipedi auto definiti uomini – tornano però – se 5 avvistamenti, pentaindiziato, vi paiono pochi – dopo circa 10 anni i Delfini nel Golfo di Trieste: mirare il mare, sarà ancora più bello, consapevoli che, nuotando, potremmo, finalmente, incontrare forme di vita intelligente ed evoluta.

Potremmo provare – empirismo puro e totale, totalizzante – almeno una volta a vagare, peregrinare, deambulare in India; passaggio o ritorno alle nostre antiche radici? Chiedendo dritte e compagnia al Mahatma e a Lord Attenborough.

Potremmo tentare di navigare nella luce bianca:

affogare nel Delta dei Colori.

Pirati, creature degli Abissi, favole

Bandiera Nera, simbolo di spietata pirateria o libertà?

Ossa incrociate, vincastro del Profeta: si vincerà, trofeo in palio il tesoro nascosto sull’Isola che forse c’è o la sopravvivenza dell’ecosistema marino?

Per informazioni dettagliate, chiedere alla Lega, delle Megattere.

Jolanda, figlia del Corsaro Nero, sei una Donna di corsa anche Tu? Piratessa o corsara, stella, rossa di cuore chioma temperamento.

Seguire il canto delle Megattere, non solo melodia, talvolta frastuono più del rombo degli inquinantissimi aviogetti, ma negli abissi esiste il suono, come ove si propaga? Pro pagaia; per esplorare i 7 Mari, non andremo veloci, ma ricognizione e tutela saranno accurate, certosine, approfondite dalla superficie, dal profondo.

Se le lasciassimo in pace – a proposito come sta la Giovane balena grigia in vacanza in Costiera amalfitana senza green pass? – potrebbero vivere anche due secoli e continuare a garantire equilibrio biologico e salute al Pianeta, senza nemmeno blaterare sciocchezze su transizione e resilienza: le Megattere, naturalMente.

Forse Ti stupisci – mi capisci quando parlo? – del resto ammetto di apparire strano matto anche per il Napoleone dell’osteria centrale che racconta le proprie gesta, sappi però che il tanto reclamizzato rimedio è meno efficace del talismano degli Inuit, mentre i veri ‘miracoli’ hanno nomi cognomi identità, molto precise: Biodiversità Foreste Ghiacciai.

Tanto per dimostrare con geometrica potenza quanto siamo cambiati, in meglio, quanto abbiamo capito – mai più! – dalla pandemia di virale idiozia, abbiamo cancellato nel 2020 anno fatale un’area forestale grande quanto la Terra dei Tulipani; al bando l’economia fossile, certo, forse nel 2050/60, nel frattempo meglio attuare politiche per la proliferazione incontrollata, incontrollabile di centrali e immense condutture per il gas, tagliando a fette l’Africa Orientale, avvelenando ancora un po’ il Lago Vittoria, il Mediterraneo, l’atmosfera terrestre.

Non vorrete mettere sul lastrico le povere multinazionali, ri dipinte di verde marcio?

I Delfini non sono pagliacci, i calamari potrebbero urtarsi e rivolgersi direttamente al loro Padre nobile, il Kraken, per ricondurre gli uomini alla ragionevolezza, al fondo del barile, o sul fondo, degli Abissi.

Se vai per mare e non credi al Kraken, il pazzo sei tu e te lo certifico, mentre dal cielo sopra Dublino piovono gamberetti.

Che Tu possa essere profondo come il Mare di Lucio, Dalla, o scendere fino a 20.000 leghe sotto i mari insieme a Nemo con il Nautilus, per abbracciare scoprire rispettare quello che non si vede, ma pulsa di vita; non ci saranno fad criminali – fishing aggregate deviceses – che tengano.

Altrimenti alla fine i tentacoli del Calamaro Supremo avvolgeranno tutto, riavvolgeranno il nastro, chiuderanno l’epoca della razza invasiva e distruttrice.

Dylan, Thomas Bob perfino Dog, inafferrabile, indefinibile, cangiante: mutare sé stessi in ogni istante per rimanere fedeli alla linea, del pentagramma della poesia del fumetto della Vita.

Il Mare morto risorgerà, un mare abbandonato all’incuria e all’inquinamento definisce chi lo aveva ricevuto in comodato, d’uso, intelligente negli auspici degli aruspici.

Ci sono a Venezia tre luoghi magici e nascosti: Uno in calle dell’amor degli amici; un secondo vicino al ponte delle Meraveige; un terzo in calle dei marrani a San Geremia in Ghetto. Quando i veneziani (e qualche volta anche i maltesi..) sono stanchi delle autorità costituite, si recano in questi tre luoghi segreti e, aprendo le porte che stanno nel fondo di quelle corti, se ne vanno per sempre in posti bellissimi e in altre storie.

Sarà solo il finale di una Favola di Venezia, mastro Hugo, ma sarebbe bellissimo se fosse il finale di questo transitorio Mondo Dopo.

Soli si muore, come i Delfini (senza l’Amore)

Pagina Bianca, Pagina della Finestra sbrecciata – ah, Porta Pia e il Bersagliere che tutto travolge – Pagina della finestra su muro bianco di casa bassa maghrebina, finestra spalancata come migliaia di braccia non ancora cadute, spalancate aperte accoglienti sull’Eternità.

Finestra senza battenti, senza scuri, senza tende per respingere la Luce, finestra sì, ma non del sistema operativo di qualche stupido pc (non buttiamola in politica o in trite immodificabili tiritere ideologiche!).

Dalla finestra senza sliding Doors (Jim Morrison perdonaci) può entrare, ma anche uscire di tutto, le finestre forse non le contengono, ma possono essere attraversate da moltitudini: predoni del deserto, galeotti anzi ex galeotti a bordo di una galea mentre remano forsennati al largo dalle prigioni, zingari felici, nomadi inconsapevoli, torme di villeggianti in astinenza da vacanze intelligenti, oggi più intelligenti che pria: smart Holidays! anche se, da uomo vintage, rammento che in tempi medievali fantozziani era un classico scattarsi la foto chiusi in camera con alle spalle il poster di mete tropicali, mai raggiunte nemmeno con la fantasia; da mostrare agli amici del Bar Sport a imperitura memoria genuinaMente farlocca; in vacanza con Veronica Ciccone, liberi da intrusivi abusivi abrasivi inutili cuochi tv; saltare dalla finestra in compagnia di una sapida minestra, saltare come Marsupiali, per optare per scegliere per tracciare un nuovo sentiero stellare non mediatico (ché astrocosmo prezzemoline e prezzemoloni ci hanno da eoni frantumato incenerito i covoni), sul quale incamminarci auspicabilmente in perfetta geometrica potentissima solitudine, percorso che ci condurrà verso il Nulla eterno o verso l’Origine, per continuare imperterriti impermeabili draconiani a non capire.

Cervelli senza finestre, per evitare che filtrino venti (vent’anni dopo, nemmeno i Visconti resistono più), pensieri, pulviscoli umanitari.

Pagina bianca, bianco latte (latte sovranista suprematista senza testa)? Pagina bianco lutto, Pagina libro bianco dei Dolori universali.

Pagina disperata come l’Amore di Nada Malanima – almeno Lei ne ha Una – Pagina Bianca dedicata alle Donne che se ne vanno, a rate, a puntate, ma poi non tornano; giustamente.

Restano con il mastice da falegname di Geppetto abbarbicate alle anime di piccoli uomini impotenti contro le procelle esistenziali.

Ragazze bellissime che si barricano in casa per auto deturpare la propria grazia davanti a uno specchio rigato da lacrime, in spregio a un mondo maschile vile gretto brutale; Donne che si commuovono e muovono sulle canzoni di Paola Turci, durante l’ennesimo trasloco della vita, una vita di traslochi, vite femminili perennemente in transito, con traslochi permanenti immanenti travolgenti.

Soli si muore, senza l’Amore, come ci ha insegnato Patrizio Sansone, tra note musicali e capelli al vento. Soli si muore, si muore soli, nel gelo della solitudine, come Miele la Principessa dei Delfini, brutalmente rapita dagli umanoidi, sottratta con violenza bestiale al Suo Popolo, per renderla schiava del losco profitto dei due zampe acefali; condannata a morire in solitudine, con la ignobile scusa della pandemia: idiozia virale globale.

Pagina dedicata a quella Ragazza, sbocciata Donna, che pianse ascoltando davvero per la prima volta Stella d’Oriente, dopo anni di trasferte e concerti Nomadi: non ci inganna l’Amore, ma non esiste qualcosa di più ingannevole infingardo fallace del cuore e soprattutto della mente dei piccoli uomini.

Non è importante che Tu ci sia o no, ma che ci amiamo e ci ameremo, continuando a vivere in nuove stagioni, nuovi paesaggi, nuove dimensioni.

Mai più soli, allevando Delfini liberi.