Carletto (Magno), Cartesio e il diavoletto

Pagina delle anime, pie. Sarebbe meglio degli anime nipponici, ma tant’è.

Qualche anima pia – Pia De Tolomei, Pia Zadora, ah Giusto Pio e pia te lo in … saccoccia – potrebbe per cortesia, anche fuori dalla corte, spiegarmi il cervellotico concetto di ‘armi più offensive e armi difensive’? Lo chiedo in modo accorato – e all’accorato non si comanda, si risponde – in modo serio; la serietà teorizzata da Ennio Flaiano in questo nostro (nostro? sarebbe forse il momento di osservare i colonizzatori che hanno conficcato le loro bandierine padronali nel suolo) paesucolo sdraiato, spiaggiato nel Mediterraneo: la situazione è sempre più grave – anche greve – ma per fortuna non è mai seria. Del resto, come dicevano quei raffinati intellettuali da balera, ogni tanto, dopo du’ spaghi, fattele, due risate (senza esagerare, ché dagli spaghi sarebbe un peccato esagerare, esondare con il Riso Sciocchi in ore, nella bocca dei Latini. Non Brunetto, quello poi era Conti da Nettuno, l’ala che inventava i cross al bacio, con palloni su cui era scritto ‘basta spingere’, nel senso migliore poetico pedatorio dell’immaginifica esclamazione.

Tu lo sai caro Gelindo, Rigel e Actarus esistono e sono corpi astrali, entità cosmiche bellissime e fondamentali, per le generazioni del ’70, fuori da ogni dubbio: perfino Actarus visse con cuore dilaniato – Dylan Thomas o Bob Dylan? Melius abundare: entrambi – perché aveva attraversato gli eoni e gli oceani dello spazio tempo, per ripudiare la guerra, per ripudiare le armi, nonostante il suo amico più fidato fosse una ciclopica (ma con due occhi, molto aperti) arma cibernetica.

Vaneggiando tuttavia – nel senso intuitivo, vaniloquio lungo tutta una via, senza inizio né fine – vorrei chiedere al vero fondatore della vera Europa come fece, come riuscì nell’impresa; soli, Lui e io, in quella leggendaria notte di Natale dell’800 (800 semplice, 8 secoli dopo la nascita e la rinascita del Nazareno, anno più, anno meno): mio lucente Imperator, Carlo Magno, solo per i compagni del calcetto Carletto, considerato che noi sconsiderati bipedi, dalla Maestra Storia non impariamo alcunché, potresti Tu, sommo professore, splendido figlio di Pipino il Breve (breve, in quanto laconico e conciso?), anche con metodi autorevoli e draconiani, trasmettere il tuo amore per la cultura, per l’arte, la tua immensa visione, la tua peculiarità di organizzatore supremo di burocrazia capillare, ma efficiente? Moneta e mercato unici sì, ma soprattutto materia grigia, diffusa.

Ogni tanto, per ripiombare nello sconforto, qualcuno scopre che il nostro sistema accademico si fonda sulle clientele e non sul merito, ogni tanto qualche masnadiero o anche masnadiera del quartierino, recita senza soggetto – ché la commedia dell’Arte era appunto Arte (avercene!) – per atteggiarsi a ‘vittima di macchinazioni e persecuzioni contro di me’, moscio scaduto avvilente stratagemma marchettaro per piazzare sulle bancarelle del mercato propri prodotti avariati, di solito libercoli autocelebrativi; oggi è il turno di una prezzemolona che rivendica senza vergogna – BUM! effetto onomatopeico, a scanso di equivoci – di essere la madrina (retaggio di domini matriarcali?) niente di meno che del paradigma della sanità circolare: fai la riverenza, falla un’altra volta, poi la capriola, infine per chiudere in bellezza, un’altra stoltezza. Con buona pace, dei giganti che inventarono la medicina autentica e la cura degli Umani qualche secolo prima che noi scendessimo dall’albero, anche esso maestro, al confronto del nostro QI collettivo, globalizzato.

Pare che nemmeno le memorie uscite dal sottosuolo, le memorie del male assoluto, riescano a motivare l’Umanità al cambiamento: se non ieri, dunque mai? Il vero guerriero non combatte, pratica l’Arte della Pace, sa che la vittoria è controllare il proprio lato oscuro, sconfiggere la conflittualità dentro di sé.

Grazie alle lievi, fragili farfalle che ancora, tetragone, caparbie, diffondono incanto; chi vede farfalle, comunica con il mondo onirico.

Alla riscossa stupidi, i fiumi sono in piena, potete stare a galla! In caso di avversa fortuna, donne pie vi piglieranno dai flutti, vi soccorreranno, vi ritempreranno attraverso frutti, belli e buoni.

Si pontifica da un pulpito immaginario, con veri palpiti, quando abbiamo da tempo esaurito capacità ed energie per offrire pessimi esempi.

Alzo la mano, non per pronunciare vane vanitose parole, mi offro volontario: mi tuffo per primo (e spero che la legge del Diavoletto di Cartesio sia ancora in vigore).

Corde

Lo sapete voi, più e meglio dell’ignoto, indegno compulsatore seriale.

Ci sono verità indimostrabili scientificamente, eppure vere, più del vero, oltre ogni enciclopedia:

il Mondo è sorretto da corde.

E chi regge le fila, anzi i fili, mi correggo: le corde?

Corde non solo marinaresche, corde non solo spirituali, corde musicali, perché la scintilla primigenia è nata da un suono, primordiale rudimentale sperimentale finché si vuole, ma un Suono.

Suono creAttivo, risonanza genitrice del Creato e di tutte le meraviglie collegate.

Forse, giovani musicisti, liberi e ribelli, artisti di strada, per le strade di questo bizzarro pianeta: forse – speriamo sia così – sono loro a dare vita al concerto.

Alzi la mano chi non conosce l’Alieno: David Bowie; il cognome letale di un famigerato coltellaccio, forse perché le sue note, le sue parole erano affilate nella fucina dell’intelligenza extraterrestre, erano perfette in un mondo di giganti, di titani, spesso poco inclini al dialogo, all’accoglienza dei profughi cosmici. L’adorabile Alieno venne tra noi da un altro pianeta, lo stesso non si può dire della hostess terrestre che ebbe anche lei il destino volante, donna caduta dal cielo, non per miracolo, ma causa disastro aereo: senza paracadute, senza ali angeliche, senza energie parapsicologiche, si salvò e divenne, ad honorem, aliena, nella considerazione dei suoi stessi consimili. Alla colonna sonora, pensate voi. Siamo tutti al netto dei nostri titoli di studio, absolute begginers: principianti assoluti dell’esistenza.

Se mezzo secolo e 10.000 metri di altezza vi sembrano pochi, potremmo sempre provarci insieme: un balzo collettivo e via, verso nuove emozioni, nuove avventure; forse, forse al cubo, quando qualche presunto politico vaneggia di rose di nomi all’altezza per incarichi istituzionali, si riferisce a questo. Potremmo da oggi invocare la prova del 9, per la verifica sul campo di atterraggio: nel vuoto senza paracadute di seggi blindati, di leggi ad personas, di cadreghini multipli contemporanei. Sarebbe un piccolo passo per l’umanità, un grande balzo in avanti – finalmente – per la nostra vetusta struttura socio politico culturale.

Corde corde corde (di chitarre), chi ha tante corde vive come un pascià e a piedi caldi se ne sta; parafrasando – parafrasi o perifrasi? questo un altro ansiogeno dilemma – una vecchia divertente canzoncina, troviamo il senso ironico della vita artistica di Bob Dylan; da sempre poco incline ad accordarsi, accodarsi alle mode, ai movimenti, alle correnti del golfo del momento, dopo aver ceduto alla solita bieca multinazionale multimediale i diritti dei suoi testi, da poco, ha pensato bene di cedere anche quelli su ogni suo brano musicale, passato presente e futuro. Buona pensione di lusso, naBobbo Dylan! Potrai acquistare corde di chitarra in platino, da qui all’eternità.

Altro che Nobel per la letteratura, i parrucconi incartapecoriti di Stoccolma avrebbero dovuto conferirti quello per l’economia, caro coerente alla tua personalità, Robert Zimmermann: non ti capirono nel Mondo Prima, fosti sì rivoluzionario della musica, ma non il menestrello della sedicente rivoluzione giovanile, furbo sessantottina: furba, nel senso che molti pseudo profeti di quella stagione, si sono poi sistemati da veri carrieristi senza peluria sentimentale, senza coscienza, nei più vari, avariati consigli d’amministrazione delle compagnie ultra sovra nazionali e delle banche, sanguisughe del globo; riuscendo anche a piazzare in classifica stomachevoli diari personali, finto intimisti, finto nostalgici per i migliori anni: della turlupinatura collettiva, come troppo spesso, nei secoli dei secoli.

Sogno arcadico, poco futuristico: volare tra gli alberi con le corde – pardon, liane – di Tarzan, nella giungla africana o in quella urbana, poco importa: anzi, al richiamo dell’Uomo allevato dal Popolo delle Scimmie, bisognerebbe proprio restare in attesa per osservare, all’interno di una megalopoli soffocata da acciaio, cemento e smog, quale animale sarebbe in grado, se non di rispondere, almeno di percepire il suo possente urlo di richiamo, di chiamata (non di chiama, per carità) alla rivolta contro ogni sopruso, contro le ingiustizie.

L’ultima frontiera dell’Umanità: il cuore di tenebra dell’Universo – o degli universi alternativi – anche se permane forte il dubbio che quella vera resti, ora e nel futuro, se verrà: la mente umana con i suoi derivati.

Attenzione alle corde, la tentazione di annodare può sempre giungere di soprassalto e poi non è detto che nei paraggi si trovino Gordio e la sua spada; vennero esploratori, vennero con la chiara volontà di fondare colonie, poi, sopraffatti dalla bellezza dei luoghi, restarono avvinghiati, legati come avessero trovato delle terre materne natali.

Evadere dalle regole della finta società, sulle corde del suono, sulle sequenze, frequenze, frequentazioni dei viaggiatori mistici tra le dimensioni; illudiamoci di impostare i parametri, il risultato finale sarà, nell’ipotesi migliore:

una meravigliosa sinfonia aleatoria.

Z (Alfa Omega)

Pagina dei Baldi.

Pagina dei baldi giovani: attenti però, basta distrarsi un attimo, per diventare di colpo: Ribaldi.

I potenti del mondo, le multinazionali – più potenti di tutti i più potenti del mondo, assemblati insieme, senza mascherina (dovrebbero indossarla per Vergogna, virale) – il sistema mediatico dei giornalisti al seguito sono ormai concordi: la Generazione Z salverà il Pianeta.

Sorvolando sul piccolo dettaglio, molto influente, che il Globo, come sempre, si salverà da sé stesso medesimo, quando certe accozzaglie raggiungono l’uniformità omogeneizzata del pensiero – pensiero? adesso non esageriamo! – avverto ucci ucci un certo olezzo di gabbatura, un’auretta maleolente di raggiro cosmico, poco comico;

Alfa Omega, elementi chiari, dal significato multiplo però preciso in ogni circostanza; generazione Z, nel senso di ultima generazione tecnologica o tout court, ultima generazione della breve storia umana?

Conoscevo in un certo tempo del Mondo Prima, la lega Z e un Eroe che piombava dal Cielo per redimere e riscattare Donne e Uomini, sofferenti in schiavitù sotto il tallone di qualche dittatura scellerata inopinata crudele; ma tutto questo è finito, rivive solo nelle inutili nostalgie di qualche gerontofilo.

Forse sul serio, seriaMente la tanto decantata – il buon vino deve essere lasciato a decantare, a respirare in un’adeguata ampolla, prima della divina degustazione – generazione Z si ergerà in piedi, da cenere e ruderi della pseudo civiltà, per salvare tutto e tutti, però osservando certe azioni poco combacianti con gli slogan e gli ideali urlati a squarciagola e certe incerte, traballanti, zoppicanti opinioni su cosa siano dittatura e democrazia – spesso confuse o sovrapposte in una inquietante marmellata sintetica – dovrebbero con umiltà iscriversi a corsi intensivi, con applicazioni di saggi scritti a mano – amanuensi – e saggi di pratiche quotidiane di autentica Democrazia;

no surrogati, no ogm.

Scansando gli equivoci, soprattutto certi equivoci figuri, devo confessare la mia adorazione venerazione nei confronti della Gioventù – Forever Young (Alphaville) è più di un programma di filosofia politica – di quella età dell’incertezza che sembra auto alimentarsi all’infinito per durare da qui all’Eternità, età dell’incertezza totale nella quale sgorgano dal cuore solo certezze apparentemente incrollabili, età di scoperte emozioni sensazioni terribili e irripetibili; Gioventù che potrebbe davvero realizzare ogni cosa, Gioventù che ha sempre il grandissimo pregio di rivolgere sguardi limpidi e luminosi verso gli Orizzonti, per camminare in avanti, senza schiaccianti some sulle spalle, senza sacche colme di gigantesche pietre precipitate dal Passato.

L’Emilio, l’Educazione e Rousseau (il Filosofo, non la piatta piattaforma nella rete) – non tassativamente in ordine di apparizione – sono certamente fuori moda, fuori argomento, fuori dai social, eppure certe citazioni, più o meno dotte, più o meno opportune, sarebbero sempre utili, per vecchi vecchi e per giovani aspiranti vecchi:

Non importa tanto impedirgli di morire, quanto farlo vivere. E vivere non è respirare: è agire, è fare uso degli organi, dei sensi, delle facoltà, di tutte quelle parti di noi stessi per cui abbiamo il sentimento di esistere.

Come scrive Ernesto Assante, la Generazione Maneskin è rock per istinto, rock per antonomasia, rock per anagrafe, anche senza citare il Nobel contro voglia Bob Dylan;

ma dopo il giusto doveroso omaggio a Rocky Horror Picture Show, fondamentale diventerà la capacità di captare il momento per deporre calze a rete, rossetto e mascara, per dimostrare di essere giovani dentro e non artificiali prodotti della Cerchia delle Cariatidi, in aspettativa di poltrone da Cariatidi sostitutive.

Pirati, creature degli Abissi, favole

Bandiera Nera, simbolo di spietata pirateria o libertà?

Ossa incrociate, vincastro del Profeta: si vincerà, trofeo in palio il tesoro nascosto sull’Isola che forse c’è o la sopravvivenza dell’ecosistema marino?

Per informazioni dettagliate, chiedere alla Lega, delle Megattere.

Jolanda, figlia del Corsaro Nero, sei una Donna di corsa anche Tu? Piratessa o corsara, stella, rossa di cuore chioma temperamento.

Seguire il canto delle Megattere, non solo melodia, talvolta frastuono più del rombo degli inquinantissimi aviogetti, ma negli abissi esiste il suono, come ove si propaga? Pro pagaia; per esplorare i 7 Mari, non andremo veloci, ma ricognizione e tutela saranno accurate, certosine, approfondite dalla superficie, dal profondo.

Se le lasciassimo in pace – a proposito come sta la Giovane balena grigia in vacanza in Costiera amalfitana senza green pass? – potrebbero vivere anche due secoli e continuare a garantire equilibrio biologico e salute al Pianeta, senza nemmeno blaterare sciocchezze su transizione e resilienza: le Megattere, naturalMente.

Forse Ti stupisci – mi capisci quando parlo? – del resto ammetto di apparire strano matto anche per il Napoleone dell’osteria centrale che racconta le proprie gesta, sappi però che il tanto reclamizzato rimedio è meno efficace del talismano degli Inuit, mentre i veri ‘miracoli’ hanno nomi cognomi identità, molto precise: Biodiversità Foreste Ghiacciai.

Tanto per dimostrare con geometrica potenza quanto siamo cambiati, in meglio, quanto abbiamo capito – mai più! – dalla pandemia di virale idiozia, abbiamo cancellato nel 2020 anno fatale un’area forestale grande quanto la Terra dei Tulipani; al bando l’economia fossile, certo, forse nel 2050/60, nel frattempo meglio attuare politiche per la proliferazione incontrollata, incontrollabile di centrali e immense condutture per il gas, tagliando a fette l’Africa Orientale, avvelenando ancora un po’ il Lago Vittoria, il Mediterraneo, l’atmosfera terrestre.

Non vorrete mettere sul lastrico le povere multinazionali, ri dipinte di verde marcio?

I Delfini non sono pagliacci, i calamari potrebbero urtarsi e rivolgersi direttamente al loro Padre nobile, il Kraken, per ricondurre gli uomini alla ragionevolezza, al fondo del barile, o sul fondo, degli Abissi.

Se vai per mare e non credi al Kraken, il pazzo sei tu e te lo certifico, mentre dal cielo sopra Dublino piovono gamberetti.

Che Tu possa essere profondo come il Mare di Lucio, Dalla, o scendere fino a 20.000 leghe sotto i mari insieme a Nemo con il Nautilus, per abbracciare scoprire rispettare quello che non si vede, ma pulsa di vita; non ci saranno fad criminali – fishing aggregate deviceses – che tengano.

Altrimenti alla fine i tentacoli del Calamaro Supremo avvolgeranno tutto, riavvolgeranno il nastro, chiuderanno l’epoca della razza invasiva e distruttrice.

Dylan, Thomas Bob perfino Dog, inafferrabile, indefinibile, cangiante: mutare sé stessi in ogni istante per rimanere fedeli alla linea, del pentagramma della poesia del fumetto della Vita.

Il Mare morto risorgerà, un mare abbandonato all’incuria e all’inquinamento definisce chi lo aveva ricevuto in comodato, d’uso, intelligente negli auspici degli aruspici.

Ci sono a Venezia tre luoghi magici e nascosti: Uno in calle dell’amor degli amici; un secondo vicino al ponte delle Meraveige; un terzo in calle dei marrani a San Geremia in Ghetto. Quando i veneziani (e qualche volta anche i maltesi..) sono stanchi delle autorità costituite, si recano in questi tre luoghi segreti e, aprendo le porte che stanno nel fondo di quelle corti, se ne vanno per sempre in posti bellissimi e in altre storie.

Sarà solo il finale di una Favola di Venezia, mastro Hugo, ma sarebbe bellissimo se fosse il finale di questo transitorio Mondo Dopo.