Nella rete, retina, talvolta rètina

Pagina della Cassa nella Rete.

Cassa da morto – ci facciamo un brindisi sopra con un ottimo rhum? – cassa dei dobloni, detta anche forziere, ma solo la mappa conosce l’ubiqua ubicazione dell’Isola del Tesoro e poi arrivarci sarebbe un’impresa a sé stante con il sestante, cassa depositi perché prestiti non ne concedono a chi ne ha bisogno ma solo a chi già risiede negli arcipelaghi elusori – eludere, eludere sempre anche al cospetto della realtà – cassa senza fondo da cui pescare a getto continuo ex ministri delle finanze pubbliche, consapevoli e orgogliosi dei loro nuovi prestigiosi incarichi, esecutori irreprensibili dell’unico comandamento, dell’unico precetto sacro e inviolabile: “Prenditi cura delle banche non ostacolarle sii amorevole e un giorno le banche si prenderanno cura di te, in case di cura extra lusso per fedeli adepti acefali”.

Il virus non è cattivo, lo disegnano così sui media scandalistici; il virus è l’unica vera grande novità – nuovo Corona Virus (nome, cognome, ma la targa?) – dell’Anno bisestile sulla faccia mascherata del Pianeta Terra, ex azzurro ora rosso come il bolscevico Marte, rosso di vergogna urgenza imbarazzo; la pandemia finirà solo quando il leggendario Meteorite – sciami di meteorismo ogni giorno prima dei tg a reti unificate – colpirà centrerà colliderà collimerà con il nostro Globo domestico; la sensazione spiacevole sgradevole è che, proprio come gli ET ex machina ex UFO che dovrebbero per statuto per convenzione letteraria per patti interstellari salvarci da noi stessi, faccia di tutto per scansarsi ogni volta, scansare gli umanoidi, scansare le sue responsabilità e si ritragga nell’ombra cosmica, a sospirare nostalgico, rimpiangendo le belle ere luminose della avanzatissima civiltà dei Dinosauri.

Il povero vituperato virtualmente virale vairus, nella realtà è solo un maestro di recitazione – metodo Strasberg o istintivo? – ma assegnato sempre a classi di allievi recalcitranti scalcianti difficili poco propensi all’apprendimento alla collaborazione all’azione teatrale: Covid19 è un grande ex attore ex alcolista anonimo ex interprete della tragedia classica, un virtuoso del teatro scespiriano; nessuna catarsi finale, solo capriole opportune opportunistiche anti infortunistiche con catapulta, dentro il Globe, ligneo terracqueo alla conclusione innaturale di lezioni infinite, mai imparate.

Lee Strasberg ebreo, nato nell’impero austero austro ungarico, folgorato da un testo teatrale di Schnitzler – Doppio Sogno o Doppio Desto (Testo)? – e soprattutto dalla divina Duse, non si offenderà se al suo metodo, affermerò pubblicamente di prediligere il metodo Lee Stan Spider-Man, il metodo Stavinskiy su Prospettive Nevskiy, perfino il metodo classico, charmant, charmat, champenois con champignon visionari: tana per i Tannini!

Michele O, oh Miché: lo sapevi che i FumettiBrutti anche se sono capolavori rischiano di essere reclusi in isolamento con maschera di ferro dentro una Turris Eburnea, condannati perché la loro stessa esistenza è uno scandalo? Non abbiamo ancora capito che la vera Arte non ha genere e in genere non viene compresa, al limite compressa pressata pressoterapizzata.

Attenti a non cadere dalla torre, si rischia di rotolare nella Tana di Shelob e dentro la sua tela rete retina da pesca; perfino l’occhiuto Sauron preferisce tenersela buona mansueta amichevole: con un gigantesco ragno perennemente affamato è difficile tentare qualche sobrio ragionamento, anche se, in fondo, anche i figli di Aracne hanno diritto ad una vita dignitosa.

Cumenda, scusi, la botte in rovere omologata abitativa la porta Lei dal suo cottage in brughiera?

Sa, in caso di naufragi – anche allegri come introvabili inconsolabili incomparabili vedove da operetta – meglio evitare assembramenti sulla romantica zattera della Medusa.