La rivoluzione delle Api

Luci a San Siro, Golden Rivera da un po’ non segna più, almeno non con il pallone.

Fuochi piccoli nella nebbia densa come maglia di ferro, fuochi ai bordi delle strade, fagocitati dal vecchio che avanza come torma militare, fuochi nel porto, invaso dalle nebbie mefitiche, più che da Migranti.

Luci della Ribalta e anche – cara a Fabio il Narratore, quindi ai malati di Narrazione – luci della ribaltina per scrivere di notte nella notte sulla notte e chissà se basterà viaggiare fino al termine del buio e all’estremo limite del Mondo Dopo, per non cadere di sotto. Confidiamo nelle possenti spalle di Titano.

Se girando un film in un’area protetta, spettacolare esteticamente, funzionale alla bisogna, comparissero i No Ciak, come dovrebbe reagire la produzione? Intanto, qualora la pellicola si rivelasse un flop al botteghino e sul successivo mercatino di riparazione delle web tv, avrebbe pronti infiocchettati auto immolati i capri, quelli espiatori; fanno sempre comodo e anche tanta compagnia, in questo incomprensibile – oddio… – Mondo Dopo.

L’Universo conosciuto segnala la presenza – all’improvviso uno sconosciuto alle porte della Via Lattea! – di decine di Pianeti potenzialmente più ‘abitabili’ della cara, vecchia, obsoleta Terra: del resto, qualche anno luce di cammino in più o in meno quale differenza potrebbe mai fare, con la prospettiva realistica dell’Eternità, partendo da qui, adesso?

Geppetto parte per un tour, un povero diavolo come tanti; costretto dalle ristrettezze della vita grama a sostituirsi al suo burattino – o al sogno di realizzare un burattino di legno, un sorta di surrogato di un figliuolo vero – per non disperdere le memorie del sottosuolo (auguri Fedor Dostoevskij), ché senza più parole, nemmeno una briciola di verbo nelle tasche tarlate, diventa complicato capire esprimere creare il mondo, almeno il proprio piccolo mondo, sempre più antico.

Un tour senza lusso senza nastrini senza lustrini, con altri demoni disperati, come lui, un tour da pagliaccio, triste, stralunato surreale; per questo, bersaglio ideale di scherno beffe canzonature, delle genti senza cuore.

Affacciarsi alla finestra, notare i tizi della finestra di fronte, indistinguibili mentre di sera fumano placidi guardando il Mar Nero; scrivere lettere dopo avere aperto la ribaltina, scelto con calma carta pregiata, penna e inchiostro poco simpatico, ponderare le parole delle missive da spedire alla famiglia, ideale, e soprattutto al mio giudice, non so se a Berlino o a L’Avana; accorgersi, alzando gli occhi ad un compatto gruppo nebuloso grigio sporco, quanto somigli alla neve sporca, nella quale affondava piedi senza stivali il viaggiatore solitario del giorno dei morti. In attesa di tornare all’hotel, quello della Natura.

Scoprire che gli scherani del sultano vietano le manifestazioni di protesta, in quanto gli assembramenti arrecherebbero nocumento all’economia e alla salute pubbliche; categorico invece, non vietare gli assembramenti sui mezzi pubblici e sulle stesse vie viali piazze dei centri urbani, propedeutici all’acquisto compulsivo nei negozi; logica ferrea, logica scientifica, tanto come dice Kristina di Romolo e Akira, i virus, educati e pazienti, ci attendono alle uscite.

Robert, forse non lo sai: i due tizi che millantano di avere inventato la tua tecnologia farmacologica nuova, ora che i dubbi sull’efficacia del rimedio contro il primo – l’apripista, il battistrada, lo scalda pubblico, l’avanguardista – dei bacilli dell’esercito virale dell’era pandemica, si stanno moltiplicando in ogni angolo, pertugio del Globo, con ammirevole tempestività, annunciano alle folle la possibilità – tra cinque anni, dopo opportuno, necessario piano quinquennale – grazie a loro (ovvio) di sconfiggere il cancro e l’Alzheimer; così Geppetto non solo tornerebbe alla vita, ma di colpo, ritroverebbe tutte le parole dell’Universo.

Nel frattempo, i due tizi – il Gatto e la Volpe, falsi invalidi nella satirica versione degli Oblivion – realizzano nuovi ricavi record, grazie alle azioni quotate in borsa, non quella di Ippocrate ed Esculapio; gli eredi del buon Sabin, intanto, masticano amaro e danno del fesso al proprio illustre antenato.

Pretendo una task force di Biovigilanza attiva e la pretendo formata da esseri superiori e di comprovata, certificata competenza: le sacre Api, Sentinelle della Biodiversità!

Pretendo la Democrazia, non quella del V secolo di Atene, quella delle Api, vere amiche dell’Umanità, capaci con rito collettivo di scegliere ogni anno il programma politico migliore, per il bene comune.

L’ecocidio è solo un complotto inventato da ambientalisti radicali? Cosa sareste disposti a fare – anche commettere omicidio? – per scongiurare l’ecocidio? Serge Quadruppani, Amico del commissario Montalbano, docet.

La rivoluzione delle Api è pacifica:

chi adotta un’arnia, salva tutto il Mondo.

Cavalli infernali di Troia

Avete mai notato al mattino, nelle prime ore del mattino:

la luce del Sole lenta e ritrosa, prudente pudica, a Oriente si insinua e sostituisce il manto notturno, poi libera e gioconda splendere in piena pace, mentre la gentile risacca delle Nubi blu cobalto, viola intenso galleggia nel Cielo, le onde gravitazionali delle Nuvole, rimbalzano contro la barriera corallina geologica delle pre Alpi, delle Alpi, argine e al tempo stesso preziosa cornice?

Avete mai notato lo stupore, l’incredulità dei paladini indefessi dei lavoratori, quando finalmente li incontrano, dal vivo in presenza di persona? Restano di sasso, come se incontrassero lo sguardo della Gorgone, come se realizzassero che loro non sono esseri mitologici – loro i Lavoratori – ma esistono davvero, nella realtà reale, non in quella virtuale, nemmeno fossero protagonisti al massimo di programmi ludici tipo Sim City.

Di Sin City parlerei solo a pochi adepti, complottisti, però. Del resto anche Jigen, infallibile pistolero nonché solido sodale di Lupin III, proprio come pochi di noi, considera quest’epoca così volgare – in contumacia del Volgo – così noiosa.

Avete mai notato il capo dei paladini, abbracciato felice sorridente gongolante al Re dei Draghi, cavallo di Troia – chiedo venia ai Cavalli e alle Troiane, grande opera anti militarista del teatro greco classico – inviato fidato delle forze oscure del Male che però si presentano con la maschera del Progresso e della Tutela delle persone e del Pianeta?

Epèo
di Parnasso, il focese, costruí,
per consiglio d'Atèna, un gran cavallo,
pieno i fianchi d'armati, e lo sospinse,
simulacro funesto, entro le torri.

Avrete certo anche voi notato i nuovi spot, le nuove reclame, nelle quali all’improvviso compaiono miriadi di simpatici animali domestici addomesticabili, miriadi di bambini più o meno addomesticati e simpatici e schiere di adulti preoccupati per il futuro delle nuove generazioni – esistono o sono come i Lavoratori? – per la salute della Madre Terra, per la salvezza difesa tutela di una nuova figura retorica leggendaria, chiamata biodiversità, rappresentata al meglio dall’industrioso (messaggio subliminale) Popolo delle Api? Maia o Magà? La seconda forse per accomunarci, prepararci a quel suo destino ed epilogo, prima grami, poi catastrofici.

Avete mai provato a esercitare il diritto di critica contro il marchio verde bile, senza il quale per legge iniqua illegale non si può lavorare – la Costituzione1948 nella sua teca piange disperata – ma senza contratto e senza tutele di salute e sicurezza invece sì, altrimenti si minano le basi dell’inviolabile Dogma del Mercato?

Avete partecipato anche voi alle esequie dei Sogni e delle Illusioni che chissà poi in base a quale legge cosmica tendono a morire spesso all’alba? Forse perché Sorella Morte è mattiniera e soffre d’insonnia: millenni e millenni di consigli per preparare nuove efficaci tisane rilassanti, ma ancora la formula magica non è stata trovata, Lei poi ha più familiarità con il conto delle teste che con quelle di belanti zompanti pecorelle, fuoriuscite superstiti da antiche età degli interminabili tediosi intervalli televisivi.

A proposito, qualcuno di voi, tra i più saggi pii illuminati, un attimo prima della fine del Tutto, gentilissimaMente vorrà spiegare all’Umanità intera cosa siano i film ‘belli però lenti’? Giù le mani dai lenti, quando mani ansiose curiose percorrevano veloci in tre minuti – ci avete fatto caso? la durata di una ripresa sul ring pugilistico – spazi territori inesplorati proibiti recintati, mai immaginati, nemmeno negli universi onirici, nel Mondo Prima assai più vasti e variegati (senza intento polemico).

Avete notato anche voi il Fronte del porto, unico cuore ancora rosso pulsante vitale, solidale, difensore estremo contro il traffico di armi, contro i marchi d’infamia? Se dalle finestre spalancate verso le banchine, sui magnifici portuali di lotta e buon governo, buona applicazione di filosofie morali e fieraMente politiche, vi sgorgassero dal cuore poesie canti invettive – celebrative – vergatele, non necessariamente non solo su pergamene, unitevi a Loro, condividete pane companatico, anche pensieri come petali floreali, se avvertite nel petto impeti rivoluzionari inestirpabili.

Non sembrerebbe più lieve anche emigrare da questa dimensione, se con il coraggio e l’ironia di Mata Hari, ci rivolgessimo con un conturbante sorriso ai nostri plotoni, d’esecuzione, per scoccare loro un ultimo bacio di commiato e magari di arrivederci? La dipartita è certa, ma mai escludere clamorosi ritorni.

Morale della favola, favole senza morale e soprattutto senza moralità, la morale è sempre quella: fai merenda con Brighella; pifferai più o meno magici, imbonitori, cantacontafrottole – in assenza di ambulanti di gustose frittole – incantatori da tre soldi ma delle tre carte, cavalli di troia ormai scappati dal recinto, da troppo tempo:

prestiamo sempre attenzione estrema – prestiamola agli sbadati – per non finire poi a dare estrema unzione a noi stessi in primis; occhio ai bottegai di ogni genere di sconforto, di ogni settore merceologico e di provenienza, ché come avrebbe detto il Brutto – quello era un grande filosofo all’interno di un capolavoro –

sapete, cavalli dell’inferno, di chi siete figli voi?

Di una grandissima: Troika.

P.S. Colonna sonora di Ennio Morricone, grazie.