Lettera bacio testamento

Lettera a Te, caro carissimo Fedor.

Hai molte colpe, a partire dalla nazionalità di nascita: ucraino, russo, russo ucraino, viceversa o all’unisono. Che confusione, sotto il Cielo tutto è ingarbugliato, l’animo umano e la mente sempre più, all’ennesima potenza, dell’impotenza congenita.

Come in una fulminante vignetta di Mauro Biani, Tu pensavi molto, troppo, e, soprattutto, scrivevi; questo ha decretato la Tua condanna postuma, oltre a quelle subite in vita per le tue idee libertarie, poco gradite al regime degli zar. Qualcuno dice che la storia – a differenza di Paganini – offre repliche: la prima in forma di tragedia, la seconda con l’abito della farsa. Noi, qui, siamo giunti all’idiozia conclamata, dispiegata, rivendicata con orgoglio.

Incredibile quanto le tue opere contemplassero e analizzassero con il pantascopio dell’intelletto tutte le nevrosi, i limiti dell’uomo moderno; schiacciato dalla geometrica potenza degli edifici urbani, spersonalizzato dalla massa che sono tutti, tutti contro l’individuo solo, monade inadatta, incapace di reagire agire affermare un proprio pensiero, assalito dallo spleen, dalla noia del vivere che si muta spesso in risentimento, in odio anche per le offese non ancora ricevute e che rischia di tracimare in volontà di auto cancellazione o di annientamento dei propri simili.

Capisci anche Tu che meriti il rogo, la condanna alla damnatio memoriae.

Come la cultura latina, come Dante, come lo stesso Luigi Pirandello: ammirati, studiati in tutto il mondo, ma oggi meritevoli del marchio d’infamia, meritevoli di essere messi al bando, all’indice, rei in toto di non avere mai preso le distanze dal regime fascista, espressione impura di una pseudo cultura, autoritaria repressiva coloniale. Tié.

Si resta poi sbigottiti al cospetto dell’arrogante impudenza con la quale certi politicanti, ex o in attività, pretenderebbero anche applausi e patenti di santità per i loro ruoli, alquanto opachi, di consulenti speciali per aziende nazionali, auto proclamati, auto innalzati paladini dei prodotti indigeni sui mercati internazionali: misteriosamente, quasi sempre, tali prodigiosi prodotti sono armamenti letali o fonti fossili inquinanti di energia; mai parmigiano e prosciutti, per fornire un esempio banale, ma saporito assai.

Il tempo scivola via: come i Nomadi vorrei cantare non è stato tutto inutile, ma che le bombe non siano propense all’ascolto delle altrui ragioni, lo sapevamo prima di costruirle e venderle; mi preoccupano di più le sordità intellettive selettive delle degli smidollati smidollate in teoria rappresentanti del mondo dei buoni. Invio un bacio al cielo, consapevole che scrivere missive non sia mai stato una questione semplice; scrutando lo spazio, spero possa un giorno arrivare, da qualche galassia indipendente, l’Arcadia di Capitan Harlock.

Se fossimo costretti a vergare un testamento – soprattutto spirituale – sarebbe confortante, auspicabile applicare il metodo Ennio (Morricone, assai simile a quello del Manzoni):

pensarci su, al cospetto della pagina intonsa e bianca, pensarci bene, per poi regalare all’umanità bellezza senza tempo, bellezza autentica, bellezza universale.

Come una musica inafferrabile, nel vento astrale.

Cavalli infernali di Troia

Avete mai notato al mattino, nelle prime ore del mattino:

la luce del Sole lenta e ritrosa, prudente pudica, a Oriente si insinua e sostituisce il manto notturno, poi libera e gioconda splendere in piena pace, mentre la gentile risacca delle Nubi blu cobalto, viola intenso galleggia nel Cielo, le onde gravitazionali delle Nuvole, rimbalzano contro la barriera corallina geologica delle pre Alpi, delle Alpi, argine e al tempo stesso preziosa cornice?

Avete mai notato lo stupore, l’incredulità dei paladini indefessi dei lavoratori, quando finalmente li incontrano, dal vivo in presenza di persona? Restano di sasso, come se incontrassero lo sguardo della Gorgone, come se realizzassero che loro non sono esseri mitologici – loro i Lavoratori – ma esistono davvero, nella realtà reale, non in quella virtuale, nemmeno fossero protagonisti al massimo di programmi ludici tipo Sim City.

Di Sin City parlerei solo a pochi adepti, complottisti, però. Del resto anche Jigen, infallibile pistolero nonché solido sodale di Lupin III, proprio come pochi di noi, considera quest’epoca così volgare – in contumacia del Volgo – così noiosa.

Avete mai notato il capo dei paladini, abbracciato felice sorridente gongolante al Re dei Draghi, cavallo di Troia – chiedo venia ai Cavalli e alle Troiane, grande opera anti militarista del teatro greco classico – inviato fidato delle forze oscure del Male che però si presentano con la maschera del Progresso e della Tutela delle persone e del Pianeta?

Epèo
di Parnasso, il focese, costruí,
per consiglio d'Atèna, un gran cavallo,
pieno i fianchi d'armati, e lo sospinse,
simulacro funesto, entro le torri.

Avrete certo anche voi notato i nuovi spot, le nuove reclame, nelle quali all’improvviso compaiono miriadi di simpatici animali domestici addomesticabili, miriadi di bambini più o meno addomesticati e simpatici e schiere di adulti preoccupati per il futuro delle nuove generazioni – esistono o sono come i Lavoratori? – per la salute della Madre Terra, per la salvezza difesa tutela di una nuova figura retorica leggendaria, chiamata biodiversità, rappresentata al meglio dall’industrioso (messaggio subliminale) Popolo delle Api? Maia o Magà? La seconda forse per accomunarci, prepararci a quel suo destino ed epilogo, prima grami, poi catastrofici.

Avete mai provato a esercitare il diritto di critica contro il marchio verde bile, senza il quale per legge iniqua illegale non si può lavorare – la Costituzione1948 nella sua teca piange disperata – ma senza contratto e senza tutele di salute e sicurezza invece sì, altrimenti si minano le basi dell’inviolabile Dogma del Mercato?

Avete partecipato anche voi alle esequie dei Sogni e delle Illusioni che chissà poi in base a quale legge cosmica tendono a morire spesso all’alba? Forse perché Sorella Morte è mattiniera e soffre d’insonnia: millenni e millenni di consigli per preparare nuove efficaci tisane rilassanti, ma ancora la formula magica non è stata trovata, Lei poi ha più familiarità con il conto delle teste che con quelle di belanti zompanti pecorelle, fuoriuscite superstiti da antiche età degli interminabili tediosi intervalli televisivi.

A proposito, qualcuno di voi, tra i più saggi pii illuminati, un attimo prima della fine del Tutto, gentilissimaMente vorrà spiegare all’Umanità intera cosa siano i film ‘belli però lenti’? Giù le mani dai lenti, quando mani ansiose curiose percorrevano veloci in tre minuti – ci avete fatto caso? la durata di una ripresa sul ring pugilistico – spazi territori inesplorati proibiti recintati, mai immaginati, nemmeno negli universi onirici, nel Mondo Prima assai più vasti e variegati (senza intento polemico).

Avete notato anche voi il Fronte del porto, unico cuore ancora rosso pulsante vitale, solidale, difensore estremo contro il traffico di armi, contro i marchi d’infamia? Se dalle finestre spalancate verso le banchine, sui magnifici portuali di lotta e buon governo, buona applicazione di filosofie morali e fieraMente politiche, vi sgorgassero dal cuore poesie canti invettive – celebrative – vergatele, non necessariamente non solo su pergamene, unitevi a Loro, condividete pane companatico, anche pensieri come petali floreali, se avvertite nel petto impeti rivoluzionari inestirpabili.

Non sembrerebbe più lieve anche emigrare da questa dimensione, se con il coraggio e l’ironia di Mata Hari, ci rivolgessimo con un conturbante sorriso ai nostri plotoni, d’esecuzione, per scoccare loro un ultimo bacio di commiato e magari di arrivederci? La dipartita è certa, ma mai escludere clamorosi ritorni.

Morale della favola, favole senza morale e soprattutto senza moralità, la morale è sempre quella: fai merenda con Brighella; pifferai più o meno magici, imbonitori, cantacontafrottole – in assenza di ambulanti di gustose frittole – incantatori da tre soldi ma delle tre carte, cavalli di troia ormai scappati dal recinto, da troppo tempo:

prestiamo sempre attenzione estrema – prestiamola agli sbadati – per non finire poi a dare estrema unzione a noi stessi in primis; occhio ai bottegai di ogni genere di sconforto, di ogni settore merceologico e di provenienza, ché come avrebbe detto il Brutto – quello era un grande filosofo all’interno di un capolavoro –

sapete, cavalli dell’inferno, di chi siete figli voi?

Di una grandissima: Troika.

P.S. Colonna sonora di Ennio Morricone, grazie.

Grafite grafomani grafologi di Pace

Pagina Bianca, ancora: per accogliere segni disegni graffi.

Di matite, penne d’oca – anche pelle epidermide umana, quando le emozioni volano – intinte negli antichi calamai calami solai talami ipotalami, penne bic senza poesia, tasti meccanici dal rumoroso, vigoroso, ipnotico ticchettio.

Immaginate una classe delle Elementari, in presenza – che rivoluzione, che azzardo, imprese impavide – che annoveri tra gli scolari Sergio Leone e Ennio Morricone; è già accaduto, nel Mondo Prima, oggi farebbero fatica a incontrarsi, con gli svincolanti sfuggenti banchi a rotelle; magari potrebbero scontrarsi a un incrocio o ad una rotonda, non so se sul mare; sarebbe il ‘casus poieseos’ che originerebbe nuovi capolavori: Duello all’ombra del semaforo, Per qualche chilometro in più, Il bello il brutto il cattivo… autogrill.

Colonna sonora con ouverture di suoni raccolti sulle strade, stridor di freni – emotivi, mentali, persino etici – carburatori stonati, ronzii impercettibili di veicoli futuristici e api, a rischio estinzione.

A proposito, memorie dal grande Popolo dei Lakota: quando anche l’ultima ape sarà scomparsa sulla Terra, gli umanoidi non assisteranno allo scempio, cancellati dalla Natura per avviare la palingenesi il palinsesto, per rimettere ad arco acuto, opportunamente in sesto, le meccaniche celesti universali.

I Pellerossa e i Carioca che liberarono l’Italia: perché non rammentarli? Furono a migliaia, uomini e anche qualche donna: coraggiosi, guerrieri per la Libertà, propria e delle genti oppresse, pronti a immolarsi per la causa; forse perché avevano amaramente e dolorosamente imparato a proprie spese cosa significassero persecuzione, segregazione, sfruttamento; consapevoli, nonostante pompose cerimonie celebrative, che sarebbero presto tornati cittadini di seconda classe, sub umani, paria della Storia.

Si distinsero non per folklore, ma per umanità e generosità: nonostante fosse proibito da rigidi, inumani codici bellici belluini, condivisero il loro cibo, i loro pensieri, la loro cultura, attraverso canti e balli, in tempo di guerra.

L’homo è davvero humanus, sul serio annovera tra le proprie peculiarità genetiche l’humanitas?

Tra una ronfatina – sonatina?- e l’altra, sui banchi di scuola in navigazione o nelle salette della moviola per riavvolgere antichi nastri narrativi, ci fu chi compose capolavori dentro la propria camera oscura mentale e chi sempliceMente russò, senza sogni.

Che peccato.

Barattoli vuoti sospinti dal vento, carillon giù di corda, presse meccaniche, fruscio di banconote (note da banco o cattedra) – ma non avevamo eliminato il contante? il cantante o il pianista, no: galateo dei saloon – chi ha rivoluzionato gli spartiti, in prima battuta, primogenitura?

Morricone o i Pink Floyd? La risposta è sepolta, insieme ad arcaici vascelli cosmici, sul lato oscuro di Selene.

Vorrei anch’io poter cantare e danzare dentro il Cerchio delle Sette Virtù Lakota: preghiera, rispetto, compassione, onestà, generosità, umiltà, saggezza.

Magari insieme a tutti i Popoli di Buona Volontà del Mondo, insieme al grande artista Lakota: Tawoihamble Kpago, Colui che traccia i suoi sogni.

Anche Lui è un guerriero, un pittore guerriero che racconta attraverso immagini il passato, il presente, il potenziale futuro della Sua Gens, perché nessuno perda l’orientamento nelle sconfinate praterie della Terra:

le Sue uniche armi sono Matite colorate.