Oltre Godot

Il Tempo non si è fermato.

Ha solo deciso di procedere con un ritmo nuovo, in nuovi modi non definibili, al momento indecodificabili.

Immobile in piedi davanti alla fermata del bus, quella vicina all’ingresso dell’ospedale civile, moderno antico teatro sanitario di resistenza, di tragedie, di umane miserie ma anche di resurrezioni e monstruose imprese..

Un manifesto sulla parete sinistra della cabina di attesa del mezzo pubblico, annuncia un imminente spettacolo teatrale. The Deep Blue Sea, un titolo che – come sempre a posteriori – pare una illuminante profezia.

Il volto della protagonista, Luisa Ranieri, appare nel mondo dopo con una luce e un’espressione vagamente enigmatiche, come sapesse una verità che non si può raccontare, come fosse sacra custode di una narrazione indicibile, nemmeno sulle tavole lignee di un teatro senza più spettatori.

Uno spettacolo che già era stato rimandato per piccola indisposizione della protagonista, rappresentazione poi definitivamente annullata causa pandemia, per assenza di umanità.

Fermo alla fermata osservo, in attesa di uno spettacolo che non arriverà mai in scena, non più; circondato, fagocitato dall’ambiente circostante, dal desertico silente grigiore delle arterie d’asfalto.

Oltre ogni immaginazione, oltre ogni Godot. Superato. Anche l’autobus oggi non passa.

Il mondo prima si è congedato così, senza l’ultima battuta, senza mattatori né mattatrici, spurio dell’ultimo applauso o illusoria ovazione.

Il Futuro? Una terra straniera, senza nemmeno il conforto di un’ipotesi.

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