Domenica è solo l’ennesimo involucro vuoto, un suono che si spegne nel silenzio, senza alcuna identità. Abbiamo scelto di fabbricare giorni senza nome, giorni senza sostanza, giorni senza quotidianità, non giorni per travisare e mimetizzare non umani.
Nella scintillante società tecnologica senza confini, aboliti per legge suprema tutti i limiti e le regole della Natura, avevamo creato dal nulla della stessa sostanza del Nulla, i famigerati non luoghi; fisici materiali impersonali al cubo. Dove annegare nell’anonimato in mezzo ad un oceano di invisibili sconosciuti alieni. Un abominio (a)sociale, strutture sofisticate eppure surreali, monadi stipate rinchiuse in bolle artificiali, rinchiuse ermeticamente in bolle virtuali e indistruttibili, edificate con grigi mattoncini di ego senza L; finte emozioni sovrastrutturali per annientare passioni naturali di lacrime sangue e sudore, estensioni tecnologiche e rozze propaggini cibernetiche (clave chiodate del contemporaneo), algide, spurie di umanità, acuminate per ferire mortalmente gli altri concorrenti nella ruota dei criceti, per abbattere nemici perfidi, astutamente travestiti da fratelli di Pianeta.
Per la legge mai scritta del ‘contrabbasso’, ottone ammaccato e stonato, siamo stati relegati (rilegati, non come preziosi codici miniati, ma come neo schiavi inconsapevoli) nella risacca tossica dei non giorni, mucillagini e meduse radioattive da far impallidire il reattore di Chernobyl, sommersi da gusci acuminati di conchiglie vuote, conchiglie di plastica, vuote di senso, foriere di soffocanti infinite parole vuote che bruciano le ultime particelle di ossigeno e azoto.
Parole sussurrate, parole urlate, terribili parole delle ataviche paure, voci metalliche impersonali, voci senza volto, toni calibrati del Padre Supremo che acriticamente e draconianamente ammonisce e soprattutto punisce, ma si astiene dall’insegnare;
rigido maestro ex cathedra (hey teachers, leave the Kids alone), che impartisce lezioni senza costrutto senza memoria a stuoli di adulti ragazzini, adulti imprigionati per sempre in un’adolescenza senza vie di fuga, senza oblò da cui gettarsi in mare aperto o lanciarsi nel vuoto di porti industriali, cuori neri e morti di stantie civiltà.
Pagina bianca delle Voci bianche, Pagina bianca delle Voci infantili; avrete notato anche voi che i Bambini sono spariti dalle città, come in M mostro di Dusseldorf (Peter Lorre dove sei? Vuoi diventare segretario generale dell’Unicef?);
dai cortili, dalle finestre aperte, dalle terrazze condominiali, echeggiano ancora le Voci dei Bambini perduti, bollati, marchiati con scarlatti marchi d’infamia, untorelli manzoniani dell’illusione chiamata Futuro, sicari al soldo e servizio del Necromante finale.
Voci vere o illusioni sonore registrate?
Quelle voci definite un tempo argentine con manierismo stereotipato, come il coro delle Rondini, o quello degli Alpini, percorsi indefinibili di inusitata Libertà, tra Cielo e Montagne emerse dagli abissi;
Cielo, Montagne, Mare, sono davvero esistiti?
I Bambini, dove sono andati tutti i Bambini?
Pagina Bianca della Colpa, Pagina della Condanna eterna, Pagina dell’Espiazione impossibile, delle impossibili assoluzioni e prescrizioni per tutti i crimini che abbiamo commesso e perpetriamo senza posa contro i Bambini.