Pagina dello Scherno. Dello scorno, scuorno parte nopeo parte napoletano, corno, cornetto rosso apotropaico.
Telescherno, schermo nel senso di scudo – penale? infernale? – schermo blu, Paul e Nina sempre con noi.
Fermare in tempo il tempo per prendere il sopravvento – o la bolina? – restando, si badi bene, sotto coperta.
Sotto coperta, sotto copertura in missione, senza copertura, non solo ci sono rischi causa cecchini c(i)ehi in agguato, ma per mancanza di campo; difficile correre senza campo, difficile scegliere un campo, in assenza di campi; odiando gli ignavi, bisogna spesso operare una scelta di campo, nella Vita. Almeno una volta, optare per un campo: determinato preciso riconoscibile, o, in alternativa alternativamente, per una chiara metà campo. Meta visione, meta fisica, meta terrestre; terrestre a metà, l’latro 50% di natura sicuraMente aliena.
Seppelliti in siti litici per seppelliti, meglio se da una risata ridendo – a crepapelle – crepando dal ridere, ridere per crepare, in allegria. Le crepe poi, le cicatrici i tagli di Fontana, Lucio – non quelli alla sanità lombarda – o meno sono come medaglie, come i cerchi sulla parte interna della corteccia degli Alberi.
Il Fratello Maggiore ci osserva e ride forte di noi: si piccona da solo le parti intime perché ad alcune raffinatezze non ha pensato lui, costringerci a vivere in un regime autoritario globale con assonanze naziste – chi non le ode, lavi accuratamente i padiglioni – indicando come pericolosi manifesti razzisti poesie animate intitolate Dumbo e Aristogatti; le risate del Fratellone ci inseguono ovunque e dovrebbero risvegliarci dal torpore ipnotico, invece, peggio di Jim Carrey in the Truman Show senza The Mask (anzi, con), crediamo di essere responsabili, virtuosi attori di un capolavoro, di un kolossal… un colosso dai piedi di argilla che affonda nemmeno troppo lentamente in un oceano di letame.
Cloaca, però massima, a cielo inquinato.
Anche Frau Blucher ha preferito abbandonare questo irriconoscibile, poco frequentabile Mondo Dopo: auspichiamo che una mandria di indomabili puledri Le renda omaggio con un nitrito di rispettoso commiato, auspichiamo che nella nuova dimora, nei Castelli del Cielo, celestiali violini La consolino e La rallegrino, in eterno.
Obnubilare le pudenda per pudore o vergogna, ma anche la vergogna ormai è sentimento essenziale rottamato. Siamo prima europei o assordanti sorde sordide campane del nostro paesucolo natio? Meglio il borgo isolato assiso sulla collinetta o l’allargata affollata intruppata comunità, variegata come il gusto malaga, gelato quasi estinto come i Poli terrestri?
Screzi screziati, scherzi da prete o da marinaio poco importa, screziare la debole fragile eterea tenuta sociale, in nome dell’auto propaganda, della auto promozione del sé strabordante, mercanteggiare il proprio nulla e indossarlo, meschinaMente.
Più facile fronteggiare mostri e draghi, sconfiggere nani e giganti di molto adirati, che avere ragione, ridurre a ragione, ragionare con il Male, quello virale in quanto interiore, congenito.
La Grande Risata finale ci seppellirà certo, ma siamo davvero duri di comprendonio e financo a perire.
Pere sì, Williams, con Maraschino.