Fai della Zucca la tua meta

Pagina delle Zucche, per restare sempre sul pezzo.

Zucche, prelibato frutto di stagione, sinonimo e contrario di scatole craniche, con polpa grigia invece che arancione, più o meno presente, più o meno gustosa, più o meno polposa. Talvolta nelle scatole craniche puoi ritrovare solo altre scatole, vuote, matrioske mentali, senza sorpresa.

Messer Zuccavuotadiborgo vorrebbe rifilarci o infilarci dentro il suo mondo vuoto artificiale; dopo le facce senza libri, dopo autobiografie vuote spurie di protagonisti, l’involuzione finale: tutti prigionieri del grande nulla, ove ogni presenza è virtuale, ove tutto quanto appare è solo entità fantasmatica – anzi, magari – caro Marco, una sola rossa foglia d’acero, con le sue nervature meravigliose, pura arte naturale, fa scomparire i tuoi micro ambienti di bit, binari o quantistici poco importa.

Rassegnati, hai perso la sfida, prima della partenza.

Anche perché da Metaverso, a Mataverso, spesso è un attimo.

Raggiungere poi la Meta non è da tutti, non è per tutti: mille metri di altezza in Abruzzo, la ricompensa il panorama tutte le delizie locali l’ospitalità calda e amichevole dei circa 300 abitanti; poi si sa caro Burt quella sporca ultima Meta può costare lacrime e sangue; anche il cantautore ringrazia per l’inattesa campagna promozionale mondiale, in questo caso fortunato a costo zero, per una volta davvero.

Comunque, caro Marco, tu che non so quanto degnamente porti lo stesso nome del Polo che spesso andava in Katai, dovresti rammentare quanto cantava poeticamente Frankie, un po’ fissato nella volontà di recarsi a Hollywood Land: make Love your Goal, per i meno abituati – non per i meno abbienti, Loro lo sanno da sempre – fai dell’Amore la tua Meta.

La differenza di passo tra gli uomini nativi delle Americhe e quelli occidentali usurpatori: i primi sfiorano il terreno per rispetto verso Madre Gea, i secondi lasciano pesanti impronte, non solo ecologiche come chi si crede padrone del tutto, mentre basterebbe ogni tanto alzare gli occhi al Cielo per percepire la nostra insignificanza rispetto all’Universo. Antropocentrismo non solo demodé usurato sorpassato, anti storico anti razionale anti Legge universale: non siamo unità di misura del Tutto, casomai dell’infinitamente piccolo, infinitamente transeunte; non siamo pietra emiliana miliare d’angolo nemmeno della Via Emilia, tra la pianura padana e il Cosmo infinito.

L’armata dei fiumi neri in Sicilia, a cominciare dal Naro divenuto nero – non si pensi a razzismo o degenerazioni ideologiche – causa sversamento dei liquidi di risulta vegetale delle aziende che producono olio d’oliva, sono il solito flusso della cupidigia ma da zucche vuote: invece di inquinare uccidendo la fauna e la flora fluviale, quei liquidi sarebbero manna per rendere più fecondi i terreni agricoli.

Ci sono Cani sapienti che imparano comprendono assimilano anche più di mille parole, senza tema di smentita caro Salvo, una bagaglio culturale e linguistico molto più ampio e poderoso rispetto a quello di tanti nostri simili connazionali: del resto, provate voi, se gradite l’arduo cimento, a spiegare differenze tra con e da, tra immunizzazione e parziale protezione da conseguenze gravi: auguri.

In ogni caso, in ogni modo, cenere siamo e alla Terra torneremo: humus diventeremo e forse saremo finalmente utili;

la cultura della cura e del rispetto dei Morti – con susseguente globalizzazione dell’idea, a partire dalle Civiltà del Mediterraneo – della gratitudine per i Trapassati, delle porte dimensionali per lo scambio di amorosi sensi e doni tra dimensione terrena e ultraterrena sono stati inventati un po’ prima del vostro marketting, strapazzato da strapazzo:

evitiamo di essere così puntigliosi da voler stabilire chi siano i Defunti, chi siano i viventi, potremmo ricevere scherzetti invece di dolcetti.

Stanotte non siate insensibili, lasciate le tavole imbandite, Voi forse non sapete perché, Loro sì.

Comunque, citando l’Amico californiano Jim, Morrison, pur di non morire, sarei pronto a dare la vita (e una zucca).

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