Copertina di Robinson, 20 maggio 2023

Giocare, sognare (con) Go

Pagina del riscatto, della rivincita, della vittoria: totale e definitiva.

Pagina del “lo dicevo, io“; mezzo secolo dopo – anno meno, anno più – siamo vintage, ma classici, un dato sempreverde che nessuno osa più contestare.

Da bambino non mi è mai capitato di immaginare nel traffico che la Prinz si trasformasse in un gigantesco robot, dotato di forza ed energia portentose, in grado di fare di me un demone o un dio, in grado di rendermi il padrone del Mondo. Al massimo, in una saponetta e per di più senza freni: la Prinz, ovvio.

Eppure, che ci crediate o meno, la mitologica Prinz, a suo sgraziato modo, assomigliava molto a Mazinger Z; il secondo calava dall’alto come un fulmine (buono) “quando udrai un fragor a mille decibel/ su dal ciel piomberà Mazinger“; la prima, la sentivi chilometri prima che arrivasse, specie dopo qualche anno di glorioso ed eroico servizio.

Fortuna che Go Nagai, sensei – maestro, vero maestro – del fumetto nipponico, appassionato di Dante Alighieri (dell’Inferno, in particolare) e di Osamu Tezuka, ‘il dio dei manga’, intrappolato nella sua utilitaria, in mezzo al caotico traffico indigeno, lentamente immaginò che all’auto crescessero delle gambe, per allontanarsi dalla calca, senza più difficoltà.

Fu la genesi di Mazinga Z (e della stirpe dei robottoni, grazie anche al merchandising, ma questa è un’altra storia), grazie anche alle opportune frequentazioni con Astroboy e con il meraviglioso, storico illustratore Gustave Dorè. Dimostrando plasticamente, per l’ennesima volta, l’importanza di potersi accostare a certi Autori, l’importanza di collezionare certe opportunità.

Fortuna – nostra, cioè degli appassionati sfegatati della letteratura disegnata – che Go (gioco con scacchiera di origine cinese, ma siamo liberi dalla geo politica) da bambino abbia optato per l’universo manga, nonostante la genitrice avversasse questo sogno in ogni modo (orfano di padre da piccolino); fortunato che sia coetaneo di mia madre, anche se non sono sicuro che il dato incida; o forse sì.

Kiyoshi, vero nome di Nagai, è – oltre ogni dubbio e considerazione – l’erede di Tezuka e l’autore contemporaneo più importante e influente dei fumetti del Sol Levante; le tematiche e soprattutto i personaggi, dai robot, ai demoni, ai ‘semplici umani’ sono moderni, nel senso di sempre attuali, in perenne bilico, in perenne lotta tra bene e male, tra vizio aberrante e virtù.

Potrei divagare e baloccarmi molto e con soddisfazione su Mao Dante e sulla CommediaDivina, cos’altro? – nagaiani, ma eviterò, per rispetto delle mie esigue lettrici e dei miei folli e (elettronici) lettori.

L’opzione migliore, l’unica:

continuare a giocare a Go, anzi, con Go; continuare a sperare, sognare che i ritrovati tecnologici ultra moderni servano a costruire la casa comune, la pace definitiva;

sognare che gruppi di adolescenti, ovunque sul Pianeta, siano – sempre per sempre – più maturi e più intelligenti degli adulti.

Logos, logorato

Pagina Bianca del Purgatorio.

Avete presente il Sommo (sonno?) Dante, l’Alighieri – Noschese – in quel dipinto di Amos Nattini che lo ritrae nel Regno di Mezzo tra color e anche colori che son sospesi, nonostante piedi poggianti su lussuriosa erbetta? Purgatorio, certo, con un’atmosfera che sembrerebbe anticipare di secoli la New Age, l’Era dell’Acquario e quella dei Belli Capelli al Vento? Vale la pena, anzi la gioia visualizzare l’opera.

Pensare alle sigle robotiche, quelle dei Robottoni con le Anime, gli Anime dei Robot guerrieri e riflettere su quei testi, capaci di proporre ai Bambini concetti quali la simbiosi. Non la sim bio ché ormai con tutte le markettate ad minchiam sull’inesistente rivoluzione verde sarebbero capaci di spacciare – con quelle bocche e soprattutto teste, si vergognano di nulla – per bio compatibili, sostenibili, compostabili anche gli inquinantissimi componenti degli ‘smart fon’.

Tornando al Purgatorio o in Purgatorio, luogo intermedio per eccellenza un’eccellenza del nostro tempo, ambiente che agli antichi rammenta spontanee rimembranze di dolci euchessine e confetti falqui – bello scherzo per matrimoni fuori schema – basta la Parola. Quella data, quella tradita.

Inutile negare l’evidenza, gli inquilini devono purgarsi – purghe dei regimi, purghe calcistiche? – come passare le acque in moderni centri termali; del resto, meglio passare le acque – chiedete a Mosé, vero esperto – che essere tra passati per le armi.

Curioso questo prepotente ritorno in auge del Regno di Mezzo (no mafia capitale), Francesco, il Papa, lo ha cancellato dalla geografia religiosa, con una battuta di spirito – cos’altro? – eppure esso resiste, come un sempre verde, come le infinite repliche di Montalbano, Don Matteo, Al Bano. Meglio Albenga, speriamo nelle promesse dell’Alba, fresca e nuova.

Don Ugo, Ugo del Don, come i Cosacchi in Michele Strogoff, corriere dello Zar, accecato con lama rovente ma capace di vedere oltre il buio; Ugo il sacerdote, umano simpatico empatico, in questi giorni hai celebrato messe a volontà, nonostante il computer campanario che ha rimpiazzato gli arcaici cari sacrestani, abbia dato fuori di matto o matto di fuori, suonando le campane a tutte l’ore, tranne in quelle giuste.

Momento del quiz ereditiero, ereditario: qual è – rigorosaMente senza apostrofo – il dono più prezioso e potente che il Creatore ha consegnato ai suoi incerti bipedi? La Parola. Infatti, prima di tutto, prima di ogni cosa inanimata, prima di ogni essere vivente, c’era il Logos che squarciò il sipario delle tenebre. Nei millenni e ancora oggi, chi controlla le Parole detiene il vero potere sulle vite degli altri; ai comuni mortali solo miliardi di parole vuote prosciugate inutili.

Fratello Andrea, hai ragione, con questi temi forse sto uscendo dal ‘seminario’ ed è un vero peccato: lì esiste un parco meraviglioso, da misurare a passi lenti, solitari, pensosi.

La pandemia, un’opportunità? Forse, per i soliti famigerati, ma come dice quella ‘gran rompiballe’ di Greta è solo una tragedia, planetaria.

Il Logos, quello che non descrive la realtà, ma la plasma dall’immaginazione, quello capace di trasformare in sublime Poesia ogni dimensione, è logoro, brutalizzato dalla razza umana; parlare, senza mai scegliere né agire, resta il difetto più grande e letale della sedicente democrazia.

Invochiamo, edifichiamo qui e ora, per Tutti, la Giustizia climatica, il nuovo pilastro, il nuovo asse di rotazione del Mondo; o a breve anche la tappa intermedia diverrà purgativa, per espellerci definitivamente.

Vorrei carpire l’abilità di Dante, la canoscenza e la virtute delle Parole, la magia di rendere vero il Paradosso – il Paradiso del Linguaggio – Lontananza/Vicinanza: quando Beatrice ascende definitivamente nell’Impero della Luce, diventa Uno con il Poeta, dentro la sua anima. Oltre il bene, il male, oltre la finitudine corporea.

La perfezione dell’Amore, l’Amore perfetto, prima che anche il Logos si stanchi di noi.