ACA TORO ACHAB ACATAMA

Pagina Bianca del Deserto: dipinto, il Deserto.

Pagina dei Funghi, Mescaleros fiero Popolo, mescalina Messalina, succulento peyote pane divino, Quixote vagabondo a caccia di mulini e mance.

Musica lì (viva i Lupi), musica lisergica, note quaternarie, memorandum su antichi cartacei quaderni a righe quadretti di pagine bianco assoluto.

Visioni (Alice Battiato, sempre presenti) astrali, cosmo logiche – cos’altro? – , cosmogoniche con incursioni dei Goonies, al bando ogni cosmo agonia.

Voli pindarici, non di palo in frasca, pensiero comunque allettante; voli balzi balzelloni anche senza macinini scoppiettanti tra le dimensioni, viaggi allucinanti nella psiche e nel corpo, umani se possibile, perché alla fine della fiera del nord est, siamo – e restiamolo, cribbio! – terraquei e terraquei trasmigreremo nel buio oltre tutte le siepi leopardiane gattopardesche lillipuziane.

Rotta mai interrotta verso Paris, Texas; compagni di avventure Nastassja&Wim, per carpire attraversare percepire meraviglie e segreti dei (degli Dei) Deserti che esistono, anche invisibili agli Occhi, mentre mondi diversi collidono collaudano collimano, contendendosi spazi alternativi alternati alternautici.

Avrete visitato le plazas de Toro in Andalusia, fifa e arena, tifando sempre per il sacro Toro e la per sua Vita.

Ci vorrebbe una Corrida, ma di cervelli.

Nei Deserti, le prove provate le tracce tracciate i messaggi de criptati dell’aTerraggio degli ET; quando con battello a vapore navigherete sulle pericolose anse di Miss IssippY, attenti alle Balene Bianche, emergono all’improvviso e il Capitano Achab spesso è austero brillante alticcio!

Mani lorde di petrolio e carbone senza amuchina universale né redenzione, Acatama sarà presto di nuovo un Giardino:

Eden Infanzia Meraviglie, optate da soli, meglio insieme, Tutte & Tutti ensemble, together, All in One.

Caro Tex, cari texiani, certo saprete che il vecchio adorabile incorreggibile reprobo, Kit Carson ora scrive sceneggiature per quella diavoleria magica chiamata cinema.

Come disse il grande peccatore dagli occhi di ghiaccio – non Clint, non Paul – non Sundance Kid con Butch Cassidy, ma Fortebraccio sul manubrio:

sogno di smettere di pedalare, sdraiarmi in mezzo ai girasoli e se proprio non fosse possibile evitarlo, chiudere gli occhi e oltrepassare la soglia terrestre così.

Ultimo viaggio onirico floreale, da quel vetusto armadio sgarrupato nel condominio di periferia, alle magnifiche profondità infinite praterie celesti dell’Universo cosmico.

Inno alla non conformità, Inno per gli Animali Diversi, stivali in pelle umana, Steel Guitar di Ry Cooder a tracolla, perché laggiù nell’Arizona – non era il Texas? – è sempre tempo di canti chimere Utopie.

Giù la testa!

I Girasoli di Yamamoto, Nulla è perduto

Pagina dell’oblò, oibò e oooohhh di meraviglia assortiti, come antiche caramelle Sperlari.

Guardo il Mondo da un O-blog, senza noia caro Togni, non del circo, ma Gianni delle note giovanili.

Osservo da una acquario bonsai a forma di goccia, pianto salato riso pianta del riso, talvolta mesto – nel mestolo – amaro talvolta doce comm’o zucchero. Caffé nero bollente per riscattare anima mente cuore carne e sangue dai torpori della vitaccia moderna.

Oblò rivestito da fogli di carta velina, montagne sfumate sul fondale come ologrammi di Guerre Spaziali Stellari Speziali, delle quali siamo arci stufi: pretendiamo pax terrestre universale. Se qualcuno con la fine delle guerre perderà speranze e giganteschi fondi oscuri in inferni fiscali, peggio per lui; una prece di necessario meritato troppo atteso: addio.

Natura morta, vaso con cinque girasoli, ossessione geniale, perdizione dannazione gloria postuma – anche su poster cui affidiamo le sentenze più hardue (hardware) – olimpo eterno degli Artisti.

Quanti campi di girasoli osservati, quante ore nelle campagne, quanti girasoli dipinti? Ciclo dei Girasoli una ruota gialla in moto autonomo perpetuo. Quella del Prater non floreale ammutolisce per palese inadeguatezza.

“Scrivo haiku, commercio cotone, amo il Giappone e i quadri di Van Gogh. Sono così bravo negli affari che ho potuto realizzare un sogno: acquistare un dipinto del Sensei olandese”.

Maledetta guerra, maledetti guerrafondai viscidi vigliacchi nell’ombra, rei di genocidio di umani e opere d’arte.

Nello stesso giorno del Sole atomico che annientò vite e anima di Hiroshima, anche gli stupidi bombardamenti a tappeto su Osaka, culla di leggendarie Ragazze, falciarono Uomini e Bellezza.

“Nella mia bella casa vidi come ogni giorno sbocciare in salotto con il Sol Levante i Fiori gialli di Vincent, poi li vidi bruciare in un rogo barbarico. Tentai di salvarli con la forza della disperazione. Non temevo di morire arso vivo, non volevo che quelle fiamme annientassero il mio Sogno. Da quel giorno, non fui più me stesso”.

Fiore del Sol / Elio atomico / Lacrime nere.

“I Figli prediletti del Sole, Yamato, bruciati dall’esplosione della nostra stella della vita apparente, la gemella assassina fabbricata da bipedi acefali, quel sole ingannatore e letale deflagrato in un istante, accecante devastante, spense definitivamente i miei Girasoli di Vincent, cenere dispersa dal e nel vento d’Oriente”.

Lui era diventato immortale.

p.s. anche Tu, Koyata Yamamoto Sama, e grazie per l’insegnamento.