Né vino, né miele, forse Oceano

Pagina della Pagina, ontologicamente sufficiente auto bastante sostenibile a sé stessa, di per tra fra.

Appena puoi rammenta di respirare profondaMente, come un’agile salamandra; senza polmoni, con tutta l’epidermide a disposizione e prega che mai finiscano umidità e cicli della Natura; diventa, come la piccola lucida brillante salamandra, un arrampicatore – rampicante? – arboreo, scala con calma la sequoia millenaria più alta del mondo, 90 metri o su di lì, dalla cima scruta l’orizzonte, la baia frastagliata, le insenature sinuose coperte di candide avvolgenti nebbie, cugine di primissimo grado delle Nuvole. Respira più che puoi, fino a quando potrai, ossigena la Mente, allarga espandi i Tuoi confini fino a comprendere il Cielo, se ci riesci; non temere il fallimento, sarà bello anche quello. Rinasci, in ogni istante.

Se non puoi essere giaguaro coguaro Alvaro, diventa saguaro, alto forte resistente, e nonostante il deserto canterai, anche perché il deserto sarà quello della Sonora; non mancheranno note Sole e gli immancabili sogni e chimere, prodotti docg dell’Arizona – ari zona, n’artra vorta???

Esimio Friedrich Wilhelm, costolette di saguaro al debutto ufficiale di Nosferatu il 4 marzo 1922, presso la Marmorsaal dello zoo di Berlino, per ospiti eleganti raffinati danarosi, ma alla fine la società di produzione del capolavoro andò comunque in malora, rovinata dalle spese per la causa legale sui diritti del romanzo, promossa dagli eredi di Bram Stoker, padre letterario del nobile vampiro. Non so dire né digitare se le letture sui simbolismi esoterici psicologici sessuali fossero messaggi presenti nella Tua storia, certo, se mi chiedessero a chi affiderei la gestione e l’organizzazione della sanità mondiale per contrastare le pandemie, risponderei convinto: Nosferatu, principe della Notte; almeno non lucrerebbe su mascherine e rimedi, sull’esito finale, purtroppo non leggo nella nosferatu di cristallo.

Raggiungere la baia estrema del Far West, senza più desperados pistoleri trafficanti di armi e whiskey da inseguire contrastare combattere; cercare i pescatori del villaggio, intitolato a qualche santo – perché in estreme condizioni climatiche esistenziali, bisogna risolversi a votare/votarsi a qualche alto locato – e chiedere la cortesia di raggiungere il punto più vicino al talamo marittimo delle Balene Grigie; qualcuno rifiuterà, ma i mas locos accetteranno di buon grado la proposta, di buon buzzo e buona lena, con il motore gracchiante e sputacchiante fuori bordo, condurranno volentieri i Semplici i Puri gli Ingenui al rendez vous con i grandi cetacei:

le Balene sagge saranno liete di incontrare umani pacifici, mostreranno tutta la loro mitezza socievolezza empatia.

Né vino, né miele, come canti Tu, Amico Danilo: forse Oceano, forse una nuova Babele planetaria di Tutti gli esseri e gli Enti viventi, un’Arca dell’Alleanza e dell’Armonia universali; ci guarderemo negli occhi, finalMente, quando alla fine ognuno spiccherà il volo, da soli o in formazione compatta, lungo l’eterna migrazione, chiamando i nomi delle Persone amate;

nemmeno uno resterà più indietro, nemmeno uno cadrà, nelle tentazioni nelle illusioni nelle miserie.

Furbizia vs intelligenza, mente calcolante vs mente poetica

Pagina della Filantropia, virale come si conviene confà conforma ai tempi.

Chi può, scappa tra le stelle sognando fughe marziane, chi non può annega tra le plastiche con le quali abbiamo soffocato i mari.

Gli altri furbetti del pianetino smerciano rimedi, non a chi ne avrebbe diritto, ma ai peggiori offerenti, purché muniti di autentica antica grana.

Cronache marziane, Sole opaco, rami neri senza più linfa, mani oblunghe aride: distese desertiche laggiù nell’Arizona. C’era una volta una Terra, azzurra, sul tetto che oggi scotta.

Nel frattempo, curiosa espressione, considerando il flusso unico continuo – come la lubrificazione dei Soliti Ignoti, costante e ininterrotta – degli eventi, anche i Sogni e le Chimere sono un tantinello appassiti, nel tinello di casa, però quello buono.

I Gesuiti hanno la forza secolare le competenze la propensione per mettere in riga redarguire bacchettare ove e se necessario perfino le molte signorine e/o signore Rottenmeier continentali: loro silenti, chinano il capo – anche i capoccia e i capoccioni si inchinano – preventivamente cosparso di cenere, si dolgono per gli errori umani fatali, ringraziano per l’esemplare punizione.

Viaggi delle Speranze, Carovane di Speranze in viaggio, verso Terre promesse, promesse disattese nei confronti dei veri nativi di quelle regioni – sao ko kelle terre… – Oregon come un miraggio, esodi perigliosi tra impervie vie mai battute prima, bande di tagliagole, interessi di biechi politicanti e soliti speculatori; sarebbero servite, illo tempore come oggi, guide competenti oneste affidabili, impresa ardua reperirle. Nel Mondo Dopo, qualche vago cenno di luminosa redenzione: gli antichi abitanti dell’Oregon, il fiero popolo Klamath, acquistano ciò che un tempo era loro, solo una piccola parte di quanto fu strappato agli Autoctoni originali con violenza inganni leggi ipocrite e inique; praterie laghi montagne erano in connessione millenaria con il Popolo degli Uomini rossi, il cuore di quegli Uomini apparteneva ed era seppellito sotto quei territori; nonostante le predazioni le privazioni, non ha mai cessato di scandire i veri ritmi della Natura indigena endogena.

Le varianti del morbo inficiano i poteri magici dell’elisir miracoloso? Tranquilli, secondo gli alchimisti dell’Impero tutto si risolverà aumentando le distanze dall’Inter, cioé interpersonali: 40 centimetri in più, lo ha sentenziato il solito oracolo algoritmico partorito dagli alambicchi fatati; perfino il povero John Holmes, eccelso uomo con 30 centimetri di dimensione – artistica, come da annales – sarebbe in ambasce.

Ulisse mio, sei il modello unico – no agenzia entrate, grazie – dell’omuncolo moderno (o post moderno)? Miti classici nati per spiegare l’incomprensibile: il bipede umano, coacervo, viva il Cervo, sommatoria, delta – talvolta di Venere – di peculiarità positive e negative, dal risultato complessivo e finale spesso incerto; come molte paternità. Ulisse oggi, nel Mondo Dopo, saresti il perfetto leader multitasking che non deve chiedere mai e soprattutto non ascolta il canto e le parole delle Sirene; curiosità infinita, hybris nella volontà di andare oltre ogni limite: senza i folli voli di Odisseo – e di Icaro incauto – saremmo rimasti per sempre incollati al suolo, ma certe volte per volare basterebbero la fantasia e due corde legate ai rami degli Alberi. Conoscere il passato è necessario per costruire l’avvenire, sapendo coniugare i verbi al futuro; considerando che abbiamo notevoli difficoltà con il congiuntivo, ormai quasi estinto, difficilmente riusciremo a farci assolvere – nonostante principi e principesse del Foro, nell’ozonosfera – con il condizionale.

Ulisse eroe che sfrutta la tékne e la mekané per concretizzare le proprie intuizioni: 100 ne pensi, 1000 ne combini. Sei stato l’incarnazione della definitiva primazia – senza trascurare le amorevoli seconde e terze ziette – della mente calcolante calcolatrice razionale, sull’animo e sulla mente poetici passionali onirici;

sei stato Tu a beffare le Sirene, fingendo che con un po’ di cera nelle orecchie e legato all’albero della nave, potesse essere sconfitto il loro potere, la loro malia, o sono state le Sirene a baloccarsi con la Tua rinomata astuzia, mimando il canto e opponendo invece al tuo inestinguibile errare un silenzio così innaturale e assordante che sarebbe stato impossibile non udirlo? Sei più umano nella visione dantesca o in quella kafkiana? Nella veste di eroe o in quella di piccolo uomo che si barcamena per sopravvivere al cospetto di entità e forze più soverchianti e potenti?

Senza il Tuo esempio, niente Luna e niente uova rotte nel paniere di Marte, ma forse non avremmo nemmeno commesso il peggiore dei crimini: novelli seguaci di Lucrezia Borgia, saremmo stati così svegli – ci si sono svuotate le clessidre? – da non avvelenare la nostra unica casa planetaria.

Stupido illudersi di trovare salvezza attraverso gli stessi meccanismi di pensiero e gli stessi strumenti che hanno creato il Problema, vero Albert?

Più esemplare, ammirevole, paradigmatico Ulisse o il capo dei Nativi americani, conosciuto con il nome di Seattle?

Noi almeno sappiamo questo: la terra non appartiene all’uomo, bensi’ e’ l’uomo che appartiene alla terra. Questo noi lo sappiamo. Tutte le cose sono legate fra loro come il sangue che unisce i membri della stessa famiglia. Tutte le cose sono legate fra loro. Tutto cio’ che si fa per la terra lo si fa per i suoi figli.

Dalla lettera del capo Seattle al grande padre bianco di Washington, 1854.

ACA TORO ACHAB ACATAMA

Pagina Bianca del Deserto: dipinto, il Deserto.

Pagina dei Funghi, Mescaleros fiero Popolo, mescalina Messalina, succulento peyote pane divino, Quixote vagabondo a caccia di mulini e mance.

Musica lì (viva i Lupi), musica lisergica, note quaternarie, memorandum su antichi cartacei quaderni a righe quadretti di pagine bianco assoluto.

Visioni (Alice Battiato, sempre presenti) astrali, cosmo logiche – cos’altro? – , cosmogoniche con incursioni dei Goonies, al bando ogni cosmo agonia.

Voli pindarici, non di palo in frasca, pensiero comunque allettante; voli balzi balzelloni anche senza macinini scoppiettanti tra le dimensioni, viaggi allucinanti nella psiche e nel corpo, umani se possibile, perché alla fine della fiera del nord est, siamo – e restiamolo, cribbio! – terraquei e terraquei trasmigreremo nel buio oltre tutte le siepi leopardiane gattopardesche lillipuziane.

Rotta mai interrotta verso Paris, Texas; compagni di avventure Nastassja&Wim, per carpire attraversare percepire meraviglie e segreti dei (degli Dei) Deserti che esistono, anche invisibili agli Occhi, mentre mondi diversi collidono collaudano collimano, contendendosi spazi alternativi alternati alternautici.

Avrete visitato le plazas de Toro in Andalusia, fifa e arena, tifando sempre per il sacro Toro e la per sua Vita.

Ci vorrebbe una Corrida, ma di cervelli.

Nei Deserti, le prove provate le tracce tracciate i messaggi de criptati dell’aTerraggio degli ET; quando con battello a vapore navigherete sulle pericolose anse di Miss IssippY, attenti alle Balene Bianche, emergono all’improvviso e il Capitano Achab spesso è austero brillante alticcio!

Mani lorde di petrolio e carbone senza amuchina universale né redenzione, Acatama sarà presto di nuovo un Giardino:

Eden Infanzia Meraviglie, optate da soli, meglio insieme, Tutte & Tutti ensemble, together, All in One.

Caro Tex, cari texiani, certo saprete che il vecchio adorabile incorreggibile reprobo, Kit Carson ora scrive sceneggiature per quella diavoleria magica chiamata cinema.

Come disse il grande peccatore dagli occhi di ghiaccio – non Clint, non Paul – non Sundance Kid con Butch Cassidy, ma Fortebraccio sul manubrio:

sogno di smettere di pedalare, sdraiarmi in mezzo ai girasoli e se proprio non fosse possibile evitarlo, chiudere gli occhi e oltrepassare la soglia terrestre così.

Ultimo viaggio onirico floreale, da quel vetusto armadio sgarrupato nel condominio di periferia, alle magnifiche profondità infinite praterie celesti dell’Universo cosmico.

Inno alla non conformità, Inno per gli Animali Diversi, stivali in pelle umana, Steel Guitar di Ry Cooder a tracolla, perché laggiù nell’Arizona – non era il Texas? – è sempre tempo di canti chimere Utopie.

Giù la testa!