O in quella di Atlantide (per tacere di Mu e delle impassibili facce litiche di Rapa Nui), in anticipo di millenni sul ridicolo ‘prima’ del III millennio, in anticipo su ogni inabissamento, non per insostenibile Felicità, ma per insostenibile dilagante virale: Stupidità.
Voce mia, Voce a me dovuta, perduta vagante nei meandri dell’Anima, dispersa in azione, dentro un dedalo di inutili contrade urbane, identiche nello stereotipo globale, imbellettate per spot da ipocrita reclame, degna di sordide chincaglierie; sovrastrutture tartariche che trascinano nel Tartaro: abbattere Alberi per lasciare spazio, ogni spazio, tutto lo spazio, a cemento asfalto e motori.
Voce ritrovata, ripescata grondante e infreddolita dal fondo del pozzo, esaurito da troppi desideri banali; issata a bordo di un Nautilus di salvataggio dalla Fossa delle Marianne delle aspirazioni, aspirazioni come brezze primaverili, inebrianti ma inconsistenti; voce salvata dai ranger ecologici in un Cimitero dei Mammuth, colossi stremati in un deserto di Utopie confinate nell’Iperuranio dei progetti futuri; futuro al cubo, futuro da (in) cubo, (in) cubo al futuro!
– Sogni dispersi nell’Universo, inseguendo i latrati dell’innocente martire Laika.
Pagina Bianca dedicata alla Voce che non voglio più smarrire (o abbandonare allo smarrimento), Voce narrante di follie finalMente libere;
Pagina dedicata all’Amica che delusa dai troppi libri, elettronicamente vergati in serie da scriventi galeotti, aveva imparato a sfogliare e leggere le Anime, nelle Anime.
Pagina della Voce che grida “per riscattare l’Anima dal torpore”, per incitare a manovre esistenziali ampie ariose estetiche, per inseguire ancora la Vita su rotte e traiettorie invisibili, diagonali, miracolose.