Verde: coniglio, rame, salame

Divento verde:

come il nuovo acciaio di Taranto, come la preziosa clorofilla degli Alberi, come la bile che scorre dentro troppi figuri dei recenti e meno recenti governicchi italopitechi, assemblati ad minchiam.

Il Professor Scoglio e il Professor Sgalambro entrambi siculi per verde coincidenza saprebbero cesellare le parole adeguate.

Divento verde, come la transazione ecologica, quella che fa decidere a un ‘famigerato’ avvocato piazzato in una triade di sedicenti saggi, leguleio spesso al servizio delle multinazionali fossili, se esse abbiano il diritto o meno di continuare a perforare i fondali marini, per estrarre altre schifezze;

avvocato ‘reo confesso’, nel senso letterale: con fesso, ovvero sempre il cittadino ignaro di tutto o disinformato per pigrizia personale, ma verde.

Divento verde anche senza effetti nocivi di radiazioni atomiche, come Bruce Banner quando, di molto alterato, si trasforma in Hulk, divento verde come in un video musicale satirico dei miei creativi Amici Raggi Fotonici insieme al loro compare di fantasiose scorribande Fabrizio Mazzotta, doppiatore irresistibile di tanti personaggi degli Anime nipponici.

Divento verde, resto al verde, verde come quel colosso di alimenti e bevande (il cui nome finisce per ‘è’), colosso dai piedi d’argilla che si produce in auto da fé endogeno, ammettendo che solo il 37% dei suoi prodotti raggiunge livelli accettabili di qualità; la gran parte invece, nonostante la riduzione dei velenosissimi sodio e zucchero in quantità industriali – come si conviene e confà all’accozzaglia del mercato globale – sono lontanissimi, quasi agli antipodi, rispetto alla definizione di prodotto sano.

I grandi marchi, un po’ come i grandi professionisti auto insigniti dell’informazione: i primi spacciano alimenti disgustosi che contribuiscono a indebolire incrinare distruggere la nostra salute, i secondi fiumi di parole vuote che ci rendono marionette credulone, senza materia grigia senza spina dorsale financo senza fili, verdi, ormai inutili sovrastrutture ornamentali.

Divento verde, come lo sfondo dell’Occhio nel Cielo, occhio egizio antico cupo dorato, magari con lacrima incorporata, ma sempre aperto vigile attento: I can read your mind, un avviso una minaccia una miccia, accesa.

Verde, ma come le pagine di carta bianca del saggio Spillover – saggio nel senso di libro e saggio anche l’Autore – che annunciava con anni di anticipo, non per preveggenza cartomanzia magia, ma solo per πρόνοια (la capacità greca classica di vedere lontano e oltre) – non pro maledetta noia e davvero non ho scritto gioia – il futuro dell’Umanità, continuando con l’idiozia criminale dell’economia fossile: ché la puoi ridipingere di verde quanto vuoi, ma conduce sempre alla devastazione con la sua animaccia nera, devastazione dei soli tre super vaccini efficaci che avremmo per battere ogni pandemia malinconia ipocondria: ghiacciai foreste biodiversità.

Divento verde, più verde come le nuove fantastiche emissioni inquinanti del Mondo Dopo, perché l’unica vera guerra che dovremmo combattere, quella contro l’inquinamento di origine antropica, è una mera triste indegna questione di portafoglio: chi possiede denari, inquina quanto vuole, ma ottiene il privilegio di scaricare veleni e responsabilità sui derelitti, sugli ultimi, mentre i media servizievoli mercenari raccontano al pubblico le meraviglie sempre più verdi dei sicari dell’Ambiente.

Un grazie di vero Verde Irlanda Verde Speranza Verde Gea alle Madri e ai Padri della Costituzione, alle loro cultura intelligenza sensibilità per la scelta ponderata di inserire tra i pilastri sacri del Paese: il Paesaggio.

Anche se la voce verde resta senza suono, dentro la gola le vene, ma rimbomba contro le pareti del cervello e dell’anima.

La citazione del versetto 6, 8 dal Libro dell’Apocalisse, nella quale appare un cavallo dipinto di verde anche esso, magnifico equino, non credo rimandi a quella celebre archeologica barzelletta del Mondo Prima; per me, nota di inaspettato sorprendente chissà quanto credibile ottimismo, apocalisse sempre secondo quella maledetta lingua antica denominata greco classico – lingue morte da sopprimere, anche come materie di studio in quanto politicamente scorrette e strumenti di razzismo (non è colpa mia, se gli atenei e le istituzioni sono pieni di scemi che si muovono) – ha un significato preciso, inequivocabile: Rivelazione.

Tutto il resto, dopo la pronoia l’epifania la rivelazione, spetterebbe all’uomo o a ciò che ne resta, alla fine dei giorni: l’ennesima catastrofe ambientale, questa volta nello Sri Lanka già povero, difficilmente potrà essere risolta con una maldestra pennellata di vernice: verde.

La voce del Padrone: annegare nel mare cosmico, d’Amore

Pagina del Pane, degli Angeli, impastato con l’ingrediente segreto;

della pianta del, perché se per qualcuno il pane nasce sugli Alberi come gli zecchini d’oro, quello quotidiano, se non ne hai, difficile Tu possa degustare in alternativa brioches transalpine, tra l’altro assai burrose.

E si sa che a Parigi con il burro… evitiamo, siamo in ancora in settimana multi cromatica protetta. Del resto, la Ville Lumiere, non sarà mai Bari, perché non solo non ha il mare, nemmeno le donne che nei vicoli, con mani sapienti, fabbricano orecchiette. Alchimie Esoterismi Kabbalah, del fare.

In comune – non la storica arcaica comune parigina – politicanti e governanti che anche come rape, non sembrano delle cime. Salire in alto, sulle vette, oltre gli oceani di nebbie e smog per abbracciare l’orizzonte, per allargare il punto di svista, individuale.

Pagina del pane dello Sri Lanka, di chi migrante senza arte tranne la fame, né parte in commedia, arriva a Milano e dopo 13 anni di lavoro duro, ma regolare, fa 13 al vecchio Totip – in senso metaforico – comprandosi, in era covid, uno dei locali storici della meneghinità: niente svolazzi markettari, zero eccessi fusion, etnici sì, ma con garbo, rispettando usanze e gusti indigeni; caffè cappuccini paste panettoni colombe, secondo antiche ricette locali. Quando poi sarà naturale sorbire ‘l’espresso alla bengalese’ o le pregiate qualità di te di Ceylon – 7 mari delle epoche di Cristoforo Colombo e del Raja bianco di Sarawak – senza esclamare “ti, ti te set minga de’ Milan (vegnen tucc de foeura!)”, la città della Madunina e della Scala sarà davvero magari non una capitale, ma un’urbe urbana e internazionale, senza doppi sensi calcistici. Ché anche il Derby parla ormai aliene glosse economiche, quotidianamente.

Panettoni sghembi, in pietra, cavi, che solo contorte geniali menti nipponiche avrebbero potuto concepire, edificare: quando fioriscono i sakura, gli appassionati di anime e manga possono accedere al cuore dell’edificio e perlustrare con curiosità e allegria crescenti le immense sale dove scaffalature multiple contengono libri, anime, manga; altre sale ricreative, per ristorare fisico e spirito, per alimentare la creatività e la fantasia.

Sol Levante, vorrei perdermi a Okinawa, su viali di ciliegi in fiore, farmi trascinare via dal vento, dentro un vortice di petali rosa per salti nell’iperspazio, per risalire la china, le scale celesti, spirali incorporee di energia oscura per attraversare universi paralleli, ma confinanti, a nostra insaputa.

Sapevi, caro Giuliano, che attorno alla Terra esiste una sorta di mela invisibile, multi strato, multi buccia, chiamata magnetosfera, capace di proteggerci da raggi cosmici pericolosi, generosa nel filtraggio di anti neutrini e neutrini cosmici forieri di nuovi sapori? Noi saremo il sale del Mondo, ma solo la Vita rende liberi, fino a quando non La rispetteremo e proteggeremo in tutte le sue varie forme e manifestazioni terrestri, saremo costretti a soccombere a pandemie dei virus e soprattutto dei poteri criminali. Le sante Foreste purificano aria e acqua, ma noi continuiamo ad abbatterle; altro che agende verdi blu, sedicenti ecologiche, solo vecchie malsane transazioni per cemento e trivella a tutto spiano, peggio del nauseabondo Prima.

Signori del Cosmo – Juri Gagarin – Signori degli Anelli – Juri Chechi – uomini capaci di volare, con la fantasia prima di tutto.

Fresca Primavera o freddo Inverno, del nostro scontento in questo arido Mondo Dopo; mangiamo pane duro e nero, sognando di mangiare pane e castagne o pane e banane; non importano i risibili ruoli terrestri, le formali divise, non importano i portoni, l’unica forza motrice, l’unico filo di seta che salda gli universi intelligenti resta l’Amore, come ci ha insegnato Giordano Bruno:

attraverseremo praterie e foreste cosmiche, ci riconosceremo, anche e soprattutto con occhi nuovi.

Dopo 40 anni, La voce del Padrone/Maestro risveglia la nostra coscienza, ci conduce ai giardini della pre esistenza e finalmente connessi interconnessi coscienti, ci chiameremo con i nostri nomi, quelli veri.