Pacifisti (guerraffondai)

Tre donne intorno al cor, sempre meglio che intorno al col.

Un incubo o un sogno? Il col, il collo o un colle, quello dove un bipede travestito da lupo sbraita contro un agnellino a valle, accusandolo di avvelenargli l’acqua del ‘suo’ torrente?

Forse le implacabili Erinni?

Inique sanzioni contro i renitenti alla patria e alle retoriche bellicistiche, ritorno immediato e massivo alle energie carbon fossili, basta inutili ciclabili che sottraggono fondi alle infrastrutture energetiche, alla sbarra immediatamente i pacifisti che per costruire la pace non vogliono la santa guerra, ma attuare una pace innocua passiva con la messa al bando definitivo degli armamenti e relativi commerci. Ecco i veri nemici dell’umanità: preferiscono il logos al benedetto istinto, la mente al ventre, l’anima al cuore sanguigno pulsante. Un bel colpo di clava in testa non fu mai scritto; considerate le premesse del III millennio nel Mondo Dopo, meglio darsela, a ‘gambe elevate’.

Ti stupiresti, quanto ti stupiresti se ti dicessi che il Gran Nolano – Bruno Giordano, centravanti del pensiero – aveva prefigurato con secoli di anticipo una società disumana nella quale, un potere centrale costituito da una ristretta cerchia di persone, sarebbe stato in grado di indirizzare e influenzare i gusti e i bisogni delle masse, controllandole a menadito, a loro totale insaputa?

Ci vorrebbero ancora dei pensatori così – mentre insistiamo nel richiedere pareri ai campioni dei disastri, quelli che hanno innescato il tracollo del Mondo – servirebbero Monaci della Parola, come Guido Ceronetti, capaci con totale laica fedeltà al verbo e con incorruttibile rigore morale di spiegarci vere origini, veri significati di tutti i lemmi, per scongiurare il pericolo che la nostra colpevole ignoranza faccia risorgere la Babele, definitiva.

Sono passati solo 4,5 miliardi di anni dall’incidente stradale sulla Via Lattea, dal botto cosmico da cui è nata come conseguenza positiva la nostra amata Luna, molto più di un semplice satellite; non fosse spuntata, 44 anni fa le truppe d’invasione del Re Vega non avrebbero trovato un avamposto adatto per la loro base e la storia, una delle più grandi storie della fantasia e dell’umanità, si sarebbe conclusa subito o avrebbe seguito percorsi diversi assai.

Tra l’altro, con un pizzico di maraschino e calma, appena risolverò l’equazione dimensionale spazio tempo, chiederò a Chiara Valeria, formidabile intellettuale e autrice, la possibilità di partecipare in veste di spettatore attivo – nel senso di sveglio e magari dialogante – agli incontri tra Carl Gustav Jung e il Conte Dracula: le loro appassionate considerazioni su natura e umanità meriterebbero vaste e attente platee. Nessuno più dell’elegante Vlad – Bela Lugosi o Christopher Lee? Entrambi – tiene alla salvezza e al benessere degli uomini, non solo per mere ragioni di sete ematica: il nobile transilvano ha capito che ognuno, perfino i non morti, sono legati a doppio filo, a elica doppia, agli altri esseri viventi; volenti o nolenti: questo dovrebbe di colpo offrirci punti di vista, perfino di svista, sui terribili problemi che angustiano il Pianeta e soprattutto sulle soluzioni che dovremmo adottare per risolverli.

Amavo il Conte Dracula – piuttosto che l’insulso Pinocchio – da tempi non sospetti, ora, di più:

potrebbe diventare il direttore generale dei Popoli Uniti della Terra. Versare ogni tanto qualche obolo di sangue, non dovrebbe spaventarci più di quello che stiamo combinando adesso, contro noi stessi, contro la casa comune.

Canne al vento, canne d’organo, canne di Amsterdam: a ognuno le sue, quelle preferite, le più adatte alla sua personalità; organizziamo la solita vecchia gara maschilista a chi ha le canne più lunghe, anche se, favoriti, per distacco, restano gli abitanti di aree lacustri.

Alla fine della fiera, delle vanità e delle frivolezze, stabilire il vincitore sarà comunque cerimonia inutile, ridondante, i veri patrioti – patria, mihi ignota est – saranno coloro che abbarbicati tenacemente allo scoglio della tipicità. No: errata corrige, quelle erano vecchie analisi dei professionisti della reclame glocale; abbarbicati alle canne del gas – non sarebbe meglio un’ultima spiaggia per mercoledì da leoni? – per amore della nazione (sappiamo che l’amore talvolta costringe a schiaffeggiare gli antagonisti di turno) avranno il supremo coraggio di dire basta alla dipendenza:

chiudendo, una volta per tutte, il rubinetto generale.

Sperando si tratti di quello collegato alla fabbrica dell’idiozia.

La voce del Padrone: annegare nel mare cosmico, d’Amore

Pagina del Pane, degli Angeli, impastato con l’ingrediente segreto;

della pianta del, perché se per qualcuno il pane nasce sugli Alberi come gli zecchini d’oro, quello quotidiano, se non ne hai, difficile Tu possa degustare in alternativa brioches transalpine, tra l’altro assai burrose.

E si sa che a Parigi con il burro… evitiamo, siamo in ancora in settimana multi cromatica protetta. Del resto, la Ville Lumiere, non sarà mai Bari, perché non solo non ha il mare, nemmeno le donne che nei vicoli, con mani sapienti, fabbricano orecchiette. Alchimie Esoterismi Kabbalah, del fare.

In comune – non la storica arcaica comune parigina – politicanti e governanti che anche come rape, non sembrano delle cime. Salire in alto, sulle vette, oltre gli oceani di nebbie e smog per abbracciare l’orizzonte, per allargare il punto di svista, individuale.

Pagina del pane dello Sri Lanka, di chi migrante senza arte tranne la fame, né parte in commedia, arriva a Milano e dopo 13 anni di lavoro duro, ma regolare, fa 13 al vecchio Totip – in senso metaforico – comprandosi, in era covid, uno dei locali storici della meneghinità: niente svolazzi markettari, zero eccessi fusion, etnici sì, ma con garbo, rispettando usanze e gusti indigeni; caffè cappuccini paste panettoni colombe, secondo antiche ricette locali. Quando poi sarà naturale sorbire ‘l’espresso alla bengalese’ o le pregiate qualità di te di Ceylon – 7 mari delle epoche di Cristoforo Colombo e del Raja bianco di Sarawak – senza esclamare “ti, ti te set minga de’ Milan (vegnen tucc de foeura!)”, la città della Madunina e della Scala sarà davvero magari non una capitale, ma un’urbe urbana e internazionale, senza doppi sensi calcistici. Ché anche il Derby parla ormai aliene glosse economiche, quotidianamente.

Panettoni sghembi, in pietra, cavi, che solo contorte geniali menti nipponiche avrebbero potuto concepire, edificare: quando fioriscono i sakura, gli appassionati di anime e manga possono accedere al cuore dell’edificio e perlustrare con curiosità e allegria crescenti le immense sale dove scaffalature multiple contengono libri, anime, manga; altre sale ricreative, per ristorare fisico e spirito, per alimentare la creatività e la fantasia.

Sol Levante, vorrei perdermi a Okinawa, su viali di ciliegi in fiore, farmi trascinare via dal vento, dentro un vortice di petali rosa per salti nell’iperspazio, per risalire la china, le scale celesti, spirali incorporee di energia oscura per attraversare universi paralleli, ma confinanti, a nostra insaputa.

Sapevi, caro Giuliano, che attorno alla Terra esiste una sorta di mela invisibile, multi strato, multi buccia, chiamata magnetosfera, capace di proteggerci da raggi cosmici pericolosi, generosa nel filtraggio di anti neutrini e neutrini cosmici forieri di nuovi sapori? Noi saremo il sale del Mondo, ma solo la Vita rende liberi, fino a quando non La rispetteremo e proteggeremo in tutte le sue varie forme e manifestazioni terrestri, saremo costretti a soccombere a pandemie dei virus e soprattutto dei poteri criminali. Le sante Foreste purificano aria e acqua, ma noi continuiamo ad abbatterle; altro che agende verdi blu, sedicenti ecologiche, solo vecchie malsane transazioni per cemento e trivella a tutto spiano, peggio del nauseabondo Prima.

Signori del Cosmo – Juri Gagarin – Signori degli Anelli – Juri Chechi – uomini capaci di volare, con la fantasia prima di tutto.

Fresca Primavera o freddo Inverno, del nostro scontento in questo arido Mondo Dopo; mangiamo pane duro e nero, sognando di mangiare pane e castagne o pane e banane; non importano i risibili ruoli terrestri, le formali divise, non importano i portoni, l’unica forza motrice, l’unico filo di seta che salda gli universi intelligenti resta l’Amore, come ci ha insegnato Giordano Bruno:

attraverseremo praterie e foreste cosmiche, ci riconosceremo, anche e soprattutto con occhi nuovi.

Dopo 40 anni, La voce del Padrone/Maestro risveglia la nostra coscienza, ci conduce ai giardini della pre esistenza e finalmente connessi interconnessi coscienti, ci chiameremo con i nostri nomi, quelli veri.

Pre messe e vecchi discorsi, in assenza di merletti

Pagina dell’Alba, nuova di nuovi giorni.

L’Alba Alba mantiene le proprie promesse o è una promessa che poi dovremmo realizzare noi in persona?

Ancora: la pre messa dell’Alba, perché ogni vera Alba è in fondo una messa, cantata, esige passaggi riti impegni ineludibili, molto udibili, dai risvolti concretamente verificabili.

Premessa esaurita – andate in Pace – , ma non la pazienza, virtù dei forti; come diceva il mio Maestro, anche dei morti: impossibile trovare persone più posate dei defunti e, aggiungo con mente modesta, più inattaccabile e invincibile. Ormai, nell’Eternità e oltre.

Leggo con stupore e allibisco: la pandemia avrebbe reso uguali tutte le regioni del Mondo. ProsaicaMente, credevo che il mirabile risultato fosse stato raggiunto già con coca cola e macdonald’s, giusto per citare i marchi più famigerati – per tacere di nike, non di Samotracia, purtroppo, o simili – con colpo finale, risolutivo ‘grazie’ a ikea e amazon.

Proviamo, tanto/poco abbiamo da perdere da qui al 2050, a indossare paraocchi e tappi per le orecchie, forse solo così torneremo a percepire l’essenziale. Va bene, l’essenziale sarà invisibile agli occhi, ma non dovrebbe esserlo alle menti; accendiamole e ricarichiamole, giorno dopo giorno, all’Alba, come faremmo con tutti i nostri vitali devices elettronici.

A certi vecchi discorsi, sempre da fare anche se cambiano strada quando li cominci e li affronti, non chiedo più ciò che costituzionalmente non possono e non vogliono dare offrire regalare.

Seguo con curiosità e interesse il Guitto veneto – scrivo veneto e Guitto con stima incommensurabile – capace di destreggiarsi tra le Arti come un Petit sul filo teso tra le nuvole, capace, lui sì, di autentici discorsi di Capodanno, con molte premesse molti orizzonti, molte Albe che si schiudono in giorni luminosi e fecondi. Penso a Giordano Bruno, arso vivo con mordacchia, perché di Lui temevano – temiamo ancora di più oggi? – pensieri e parole, anche dal rogo in Campo de’ Fiori, penso al Grande Nolano con gratitudine e immensa vergogna, ci siamo nei secoli mostrati dimostrati indegni del Suo sacrificio.

Ovunque, casi bizzarri, talvolta umani, talvolta paranormali, singolari; come osserverebbe Groucho Marx, se sono singolari perché si scrivono al plurale?

Vago per stradine mai percorse, mi perdo in via Pomponio Amalteo: chi mai sarà stato costui? Forse, l’inventore dei pom pon o della malta?

I signori degli anellidi – grande rispetto per chi deambula sinuoso e convive da millenni con una pessima fama mediatica – ragionano e asseriscono, per perifrasi ipotetiche e con profluvio di condizionali: sono un sostenitore del congiuntivo, dei meditativi dubitativi, ma una reclame così incerta sull’efficacia degli ultra rimedi, inquieta; l’invasione degli ultra rimedi, sarà gentile o, considerando lo slang bellico, un’esportazione di salute/democrazia a suon/fischio di ‘bombe intelligenti’?

Alla fine, è sempre questione di clessidre, da girare e rigirare, volgere nel verso giusto, capovolgere al momento opportuno, sperando nella purezza della sabbia, bianca o dorata, fine o anche triviale, importante sappia giocare con le onde, gravitazionali.

In ogni caso, sapendo poco leggere e scrivere, capendo meno, vado via con sotto il braccio sinistro Tre camere a Manhattan e sotto quello destro il cartonato dell’Arcobaleno: precario eterno, ma almeno con due punti, malfermi, ma punti: chiave.