Pagina della mente, dell’immaginazione e delle mani di Milo Manara: magara!;
pagina di tutte le sue Donnine, della sua creatività, della sua capacità di distinguere i narratori in 2 categorie: gli dei e gli immanenti, quelli che devono abitare nelle loro storie.
Pagina delle storie senza una trama – rammenti Federico da Rimini? – trame di canto, trame di episodi anche minimi, ma con personaggi formidabili.
Divagare attorno al Kamasutra, manuale poco ginnico, molto lirico filosofico; dipende sempre dalle matite di chi lo disegna: l’eros e la seduzione sono elaborazioni culturali.
Pagina dell’ingresso trionfale o anche solo popolare nel mondo di Ucronia; parola che qualche illustre docente dovrebbe con gentilezza farmi prima capire spiegare assimilare. Azzarderei ad un potenziale, potente connubio tra Utopia e Kronos – mi rammenta una canzone – una sorta di what if, non intellettuale culturale, quello dei fumetti: frequentavo i sentieri di Ucronia a mia totale insaputa, leggendo le storie disegnate di Batman, Spider Man, dei Fantastici Quattro, quando i loro autori, in vena di sperimentazione, andavano a briglie sciolte sulle selvagge piste delle ipotesi alternative rispetto alle caratteristiche e ai fatti biografici salienti e consolidati dei personaggi.
Mi sono perso, la vera disdetta, forse, è che ogni volta mi ritrovo.
Vittima colluso o paraflù (reo confesso, e il fesso sono io), delle ineffabili – certo conoscerete, anche senza menare il dito per l’aia, l’etimo completo e reale del lemma – farneticazioni della mente; imparare molto di più sulla solidarietà e sul ciclismo durante – non degli Alighieri – una pedalata di tre giorni a ruota libera che nel mezzo secolo antecedente (tutto ciò che è umano cede, tranne l’anima e gli assi cartesiani che le forniscono la rotta) o solo precedente.
Vox populi, vox Dei, certo, potrebbe essere; a parte fasi storiche durante le quali i Popoli parrebbero afoni, siamo però sicuri che verba populi, equivalga e/o coincida con verba Dei? Una questione fondamentale, meno peregrina di colui che si fa indegno, virtuale portavoce – per restare in tema – dell’angoscioso dubbio; se non a me, chiedete opportune documentate certificate risposte a uno dei più grandi esegeti biblici viventi. Attenti alle teste.
Ucronia è come la crisi, tutti si chiedono in città, sui mezzi di trasporto, al bar, al lavoro: cos’è mai questa ucronia? Cosa sarebbe accaduto se Caino fosse stato un fratello amorevole? E se Lucrezia Borgia, invece di distillare veleni, fosse diventata la più grande inventrice – si può scrivere, senza tema di incorrere in ire funeste di Erinni a caccia di cause? – di bibite del mondo? Ancora: se Napoleone fosse riuscito a invadere la Russia, oggi a Mosca come vivrebbero i cittadini? E se a Hitler fosse stata concessa un’opportunità di diventare davvero artista, invece di un complessato rancoroso imbianchino con smanie da onnipotente satrapo universale?
A proposito, l’amato Michelangelo Merisi in arte Caravaggio era un’anima inquieta, tormentata, ma le sue tele raccontano una storia diversa sul suo conto; non attaccabrighe lestofante, ma impulsivo cavaliere – armato di spada – in difesa delle Donne umiliate, maltrattate, violentate; la luce splende su e dentro di lui e questa pare sempre di più verità, molto lontana da una suggestiva ipotesi ucronica.
Se i Robinson – nel senso del naufragio – fossero stati una tipica famiglia italopiteca in crociera, potreste voi immaginare le loro avventure sull’isola deserta? Una storia simile (quasi) la scrisse Emilio, l’ex bambino che desiderava disegnare il vento e che nemmeno per un solo istante si è fatto vincere dalla tentazione di trasformare Mompracem in una piccola isola mediterranea, né di attribuire a Sandokan e Yanez nazionalità tricolore: sarebbe finito tutto a tarallucci e vino – sia con Lord Brooke, sia con la setta dei Thugs (saranno stati anche sacri, ma sempre strangolatori) – con pantagruelica spartizione di ogni anfratto terracqueo e ogni risorsa, disponibile e/o indisponibile.
Vagheggia Paloma Blanca, vagheggia più che puoi: se oggi, 530 anni fa, quel Colombo di Cristoforo, approdando a San Salvador, avesse toccato, posato il piede, invece che nel Nuovo Mondo, in un Mondo Nuovo, come sarebbe proseguita la navigazione dell’Umanità?
Voliamo sulla Luna – verso il Sole ci abbiamo già provato nell’era mitologica, meglio imparare se non dalla Storia, almeno dalle storie – insieme a Icaro:
sarà totale nel Suo splendore, solo per noi, si trasformerà in un’alcova ecumenica – senza condanne contro presunti lascivi imenei – indurrà e veglierà sull’Amore selenico – finalmente ognuno come gli garberà, come tra Parva e Shiva di milomanariana creazione – perché in fondo il vero potere delle comunità di Ucronia è correggere i tempi bui.
Dove si rischia che imperversi il nulla letale, dal nulla inventare nuove strade, forgiate con la Luce.